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Why Hasn’t Everything Already Disappeared? – Deerhunter

FINAL COVER DRAFT1Why make this album in an era when attention spans have been reduced to next to nothing, and the tactile grains of making music have been further reduced to algorithms and projected playlist placement. Why wake up in the morning? Why hasn’t everything already disappeared?
La 4AD presenta con queste parole l’ottavo album dei Deerhunter, e vale la pena riportarle per comprendere il punto di vista della band, il suo approccio alla musica e alla composizione, che guarda al passato senza nostalgia bensì per recuperare una dimensione ‘artigianale’ del far musica, della sperimentazione, anche nella scelta degli strumenti e delle soluzioni da adottare. Ecco allora che l’harpsichord di Death In Midsummer  fa subito anni ’60 e psichedelia beatlesiana. Lo conferma No One’s Sleeping, che già nel titolo richiama I’m only sleeping, di cui condivide certi passaggi dell’acustica, dipanandosi tra due incalzanti intermezzi strumentali con quella cadenza indolente che dai Kinks del Village green è passata al glam lento e appiccicoso di Marc Bolan & T. Rex. Quello sixties è infatti il filone più cospicuo dell’album: Element mostra un approccio da crooner che ricorda gli Arctic Monkeys post Last Shadow Puppets, Futurism scorre suadente con la leggerezza dell’inciso strumentale, che si infrange nel taglio netto e inatteso del finale, mentre What Happens To People è una ballata circolare che risponde con spensierate armonie e divagazioni al tema di fondo dell’album ‘They quit holding on / And they’re locked out‘. La sola Plains si affaccia fugacemente sugli anni ’80, con quell’arrangiamento synth che ricalca il tropicalismo dance di Kid Creole & The Coconuts, ma resta un episodio isolato. Con Greenpoint Gothic si parte invece verso la trilogia di Berlino, con tremule tastiere siderali e sviluppo armonico frazionato in cicliche mutazioni robotiche. Così come artificiale, da androide malato suona la voce che in Détournement dal futuro parla agli umani, avvolta in tastiere distopiche che si avvitano in un inquietante crescendo elettronico degno del capovolgimento della realtà dei libri di Philipp Dick ‘And time starts to run backwards / Hello eternal return / Eternal détournement‘. Tarnung si proietta ancora in avanti con evocative costruzioni vocali e corposi e soffusi sbuffi di sassofono su un denso tappeto di glockenspiel che richiama le coreografie oniriche e mutanti dei Momix. E tra i movimenti lenti dei danzatori una voce spezzata avanza barcollando tra strade vuote, prima di imboccare il giusto sentiero ritmico che aiuterà il protagonista di Nocturne a rimettersi in sesto, macinando beat e stratificando tastiere, strumenti, suoni  nella sognante coda strumentale che chiude gioiosamente l’album.

Credits

Label: 4AD – 2019

Line-up: Bradford Cox (lead vocals, guitar, percussion, keyboards, electronics) – Moses Archuleta (drums, percussion, electronics) – Lockett Pundt (guitar, occasional lead vocals, keyboards) – Josh McKay (bass guitar, organ) – Javier Morales (keyboards, piano, saxophone) – Cate Le Bon (harpsichord on “Death in Midsummer”, vocals on “Tarnung”, mandolin on “No One’s Sleeping”) – Tim Presley (abstract lead guitar on “Futurism”) – Ben H. Allen III (synthetic bass system on “Plains”) – Ian Horrocks (contrabass on “Nocturne”) – James Cox (bass vocals on “Element”)

Tracklist:

  1. Death In Midsummer
  2. No One’s Sleeping
  3. Greenpoint Gothic
  4. Element
  5. What Happens To People
  6. Détournement
  7. Futurism
  8. Tarnung
  9. Plains
  10. Nocturne


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