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3103 – Tommaso Primo

Tommaso Primo - 3103Spavaldo e sfrontato ai limiti della ‘guapparia‘, attuale e tradizionale, dinamico, romantico e fresco, dotato di una poetica in grado di attingere al quotidiano partenopeo come al mondo dei cartoni animati, il nuovo album di Tommaso Primo si proietta mille anni nel futuro, in un concept fantascientifico che guarda con lucida follia al caos del presente nel prevedere un disperato esodo dell’umanità verso altri pianeti nell’anno 3103. Un basso che si scalda nel vociare di un locale affollato introduce il brio di Alpha Centauri 081, energia che richiama i Bisca99Posse di Guai a chi ci tocca e l’allegra chiamata alle armi di Scetateve uagliù, lo stesso dinamismo coinvolgente, coi coretti sfiziosi da jazz tropicale di Fabiana Martone e l’orchestrazione di una sezione fiati in cui militano Ciro Riccardi e Pietro Santangelo degli Slivovitz. E siamo solo al primo brano di un album da gustare tutto d’un fiato, grazie a un sound che rispetto al precedente Fate, Sirene e Samurai (2015) vira verso l’elettronica nella produzione e negli arrangiamenti di Luigi Scialdone e Daniele Chessa.
La leggenda del Superman napoletano porta i supereroi nel Golfo con la poesia del quotidiano, l’immagine straordinaria di una vecchia che invoca l’aiuto del supereroe: ‘sta ‘a speranza all’urdeme scaffale ‘e chesta vita / a pigliasse ma è troppo aveto e nun ce arrivo‘. E ancora, la capacità di variare atmosfera ad ogni inizio di strofa, dal malinconico esotismo di un mandolino che si fa ukulele, ai sintetizzatori techno, passando per un sottobosco di effetti snocciolati con cura cambiando continuamente la prospettiva, dalla terra al cielo, dallo spazio al mare di Napoli. Qui e non in Giappone, percussioni da coreografia cinematografica aprono il set di Godzilla, inquietudini robotiche in dissonanze ossessive si sciolgono in melodiosa e fresca solarità (‘Ue, chedè sta melodia / ca scenne ‘nmiezo ‘a via / e fa addiventà sciure ‘e spari d’e surdate‘), che ammalia anche il frutto mostruoso di esperimenti diabolici, raccontando la morte con una leggerezza tale da esorcizzarla col suo ritmo incalzante di archi sintetici e chitarre tremule.
Ma anche una festa danzante in un club può celare un reclutamento di terroristi per bombardare Kabul, manovra di oscuri manipolatori capaci di convincere che ‘l’unica soluzione è un conflitto a fuoco‘, coinvolgendo gli adepti in un ballo d’alienazione al centro della pista. Ma siamo in un fumetto e l’inevitabile esplosione di morte è in realtà un Big Bang: una piccola perla, un microcosmo fatto di gang, parlesia, filosofi, supernove e ‘vrenzole’ riunite in un rap gergale e da strada quanto colto e raffinato, che raccoglie consensi anche tra scienziati e nerd  (‘elettroni e protoni ca facevano ammore / se pigliajene pe’ ‘mmano, incrociando le dita / ‘nmiezo ‘e strade d’o tiempo, tiè tekkete ‘a vita‘). Sintesi che dipana un intero universo su un loop arpeggiato aperto da dense tastiere.
Una chitarra jazz risuona nello spazio siderale per l’inizio di Cassiopea, forse il brano che più esplicitamente descrive il concept alla base dell’album, l’esodo (quanto attuale!) di emigranti di domani in cerca di un pianeta abitabile, persone che si rincuorano tra suoni di galassie e astronavi con una melodia che ha già nostalgia della Napoli di Pino Daniele al quale un fraseggio dolente dei fiati pare rivolgersi come in una sacra invocazione. E in questo viaggio inevitabile una speranza arriva dall’incontro di civiltà aliene di Zombie VS Alien, unico freno alla deriva edonistica e indifferente delle classi dominanti, descritta con coretti irresistibili e una verve esilarante e schietta che non risparmia manie, velleità, ipocrisie e ignoranza anche dei molti che non hanno nulla.
Il viaggio nella Via Lattea è un bozzetto che condensa in poco più di un minuto una visione mistica e surreale del cosmo, memore delle silenti sciagure dei battelli vuoti musicate con epica passione dai Genesis di The lamb lies down on Broadway nel ’74.
Giunta attraverso quel vuoto sul pianeta Kepler, l’umanità saluta e si scusa, Hola Madre Natura, e ritrova le sue radici profonde nell’Africa di Youssu N’Dour, come il comandante Bowman trova sé stesso nel finale di 2001 Odissea nello spazio, compiendo un nuovo e grandioso salto evolutivo. Per quel ‘salto’, quella possibilità di crescita, c’è qualcuno che non si arrende e guida la rivolta della Magellano Astroboat, e ‘vola e va‘ novello Jeeg Robot,  lottando per la pace nell’universo come Cavalieri dello Zodiaco (a cui è ispirata la prima traccia dell’album), perché ‘ll’uommene so’ tutt’eguale‘.

Credits

Label: Area Live / Full Heads

Line-up: Tommaso Primo (voce) – Luigi Scialdone  (Basso, Chitarre acustiche, Chitarre elettriche, Sintetizzatori, Cori) – Daniele Chessa (Drums Programming, Chitarre elettriche, Sintetizzatori, Cori) – Fabiana Martone (Cori) – Antonio Esposito (Batteria su tracce 1/3/7) – Giuseppe Giroffi (Sax baritono) – Ciro Riccardi (Tromba e Flicorno) – Mario Tammaro (Trombone) – Pietro Santangelo (Sax Tenore)

Tracklist:

  1. ALPHA CENTAURI 081
  2. LA LEGGENDA DEL SUPERMAN NAPOLETANO
  3. GODZILLA
  4. KABUL
  5. BIG BANG
  6. CASSIOPEA
  7. ZOMBIE VS ALIEN
  8. VIA LATTEA
  9. HOLA MADRE NATURA
  10. MAGELLANO ASTROBOAT


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