Annie Clark, in arte St. Vincent, è in giro con il Fear the Future tour per presentare il suo ultimo disco Masseduction, uscito lo scorso 13 Ottobre.
A Dublino fa tappa per due show all’Olympia Theatre.
Il lancio di questo lavoro è stato curato in tutti i minimi dettagli e St. Vincent è sempre stata molto originale, aspetti che dal vivo si fanno sicuramente notare. Lo vediamo da subito, quando, una volta aperta la tenda rossa del teatro, non ci troviamo come normalmente accade davanti a una band di supporto, ma a un palco vuoto e alla proiezione di un film. Ebbene sì, il corto girato dalla stessa St. Vincent, che si è anche cimentata nel cinema. E’ un’antologia horror dal nome XX, per la quale lei ha curato un episodio, dal titolo The Birthday Party, la festa di compleanno di una bambina, non esattamente riuscita. Atmosfera patinata, come quella a cui ci ha abituato ultimamente, e tanta ironia. Brava anche in questo esordio da regista.
La proiezione dura 15 minuti e quindi si richiudono le tende.
Come faranno a sistemare tutto sul palco in così poco tempo? E infatti c’è poco da sistemare. St. Vincent è da sola, un microfono e poco più. Alle 21 in punto la tenda si apre da un lato, ed eccola vestita con un body e stivali sopra al ginocchio in lattice rosa, luce su di lei, e Marry Me, dal suo primo album, ad introdurci allo spettacolo. Emoziona da subito. Incanta. Non riesci a toglierle gli occhi di dosso. Finito il primo pezzo, arriva un tecnico, passamontagna munito, a porgerle una delle sue innumerevoli chitarre colorate, progettate da lei, e via al secondo pezzo. Ogni volta che la luce si spegne riappare in un punto diverso del palco. Strange Mercy è il momento più potente, dove la vediamo sdraiata a terra, in un’interpretazione toccante. La prima parte è dedicata ad alcuni dei suoi brani passati e più conosciuti, come Cruel o Cheerleader, con in chiusura Rattlesnake e Birth in Reverse dal suo album precedente St. Vincent del 2014, che rendono al meglio le peculiarità del suo rock, della sua voce e delle sue schitarrate.
Brevissima pausa, giusto il tempo di aggiungere qualche dettaglio sul palco e per un veloce cambio d’abito. La nostra Annie riappare così su una pedana in un vestito corto dorato. La seconda parte dello show è tutta dedicata a Masseduction, dove viene eseguito l’intero disco, anche in ordine di canzoni, da Hang On Me all’ultima Smoking Section. Dietro vengono proiettate delle immagini dai suoi ultimi video, particolari e appariscenti. La sua bellezza si moltiplica, tra realtà e riproduzioni alle sue spalle. Masseduction è un disco molto personale, il centro è lei, tutto lo mette in evidenza, e da sola ci racconta di sé permettendoci di entrare nel suo mondo musicale e privato. Da Los Agelees, tra i brani dal mood più ritmato, a New York, che fa parte invece di quelle ballate nostalgiche di un disco a mio avviso particolarmente riuscito.
New York viene introdotta dicendo che potevamo cambiare il nome della città con ad esempio “Dublino!”, facciamo tutti in coro. Durante lo show è perfetta e statuaria nelle pose come sempre, ma l’ho trovata molto più umana rispetto ad altre occasioni. Dice che Dublino è sempre stata una delle sue piazze preferite: “I can say in all honesty that you guys are my f**king favourite”, aggiungendo poi che sente una connessione particolare con l’Irlanda grazie alla sua capacità di “drink a f**k ton and remain on my feet”. E’ simpatica, ironica, ma traspare anche emozione dal tono della sua voce quasi tremante.
Durante alcuni pezzi, con particolari liriche, come la straziante Happy Birthday, Jonny c’è tristezza in lei, è commossa e commuove, la scritta “Of course I blame me” dietro ad enfatizzare il particolare pathos.
Piccola parentesi gossip, in platea c’era anche la super modella ed ex fidanzata Cara Delevingne, che potrebbe avere contribuito all’emozione.
Prima della fine ci invita ad usare la musica per superare i momenti difficili così come ha fatto lei, e ringrazia tutti per essere intervenuti e avere trascorso questa ora e mezza insieme.
Si chiude con Slow Disco e Smoking Section, ultimo dei tanti momenti in cui ci ha lasciato con un nodo in gola. “It’s not the end”, canta.
L’ho trovata ispiratissima ed è riuscita a darmi brividi dall’inizio alla fine. E’ stata una festa per gli occhi e per le orecchie.
Questa Donna, con la sua bellezza, il suo rock, la sua storia e le sue chitarre colorate tiene un concerto intero sul palco da sola, non facendo sentire la mancanza di niente, anzi non facendoti desiderare nient’altro che lei, riempiendo gli spazi e i cuori. E’ una delle poche a potersi permettere uno spettacolo così, e sicuramente tra le più talentuose in piazza in questi anni. Chapeau.
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