Home / Editoriali / La beatitudine e le radici del rock: intervista ai Captain Mantell

La beatitudine e le radici del rock: intervista ai Captain Mantell

intervista_CaptainMantell_IMG1_201411I Captain Mantell sono una di quelle band che Losthighways.it segue quasi dagli esordi, un progetto che abbiamo sempre reputato degno di attenzione. Bliss, album in uscita il 10 novembre per Dischi Bervisti/Overdrive Rec/DreaminGorilla Records/Xnot You Xme, aggiunge un nuovo capitolo alla storia della band. Una nuova tappa nel viaggio interstellare dei tre astronauti veneti, segnata da un netto cambio di rotta, sia nella line-up che nel sound. Abbiamo incontrato i Captain Mantell e abbiamo posto loro qualche domanda su questo nuovo corso.

Bliss arriva a tre anni da Ground Lift. Tre anni che sono stati segnati da diversi cambi di line-up. Quanto questi sconvolgimenti nella ciurma hanno influito sul processo di realizzazione dell’album?
In realtà tra Ground Lift e Bliss abbiamo pubblicato l’EP 7Times7, vero e proprio traghettatore dal vecchio al nuovo sound. Si poteva già respirare quell’aria più rock, meno elettronica, e dopo l’uscita di Doctor Ciste dalla band è stato spontaneo proseguire su binari più ruvidi, esenti da filtri prettamente elettronici.

Ascoltando Bliss, ci si rende conto da subito che ci troviamo davanti ad un nuovo corso nella carriera dei Captain Mantell. I suoi sono più abrasivi, più scuri, meno elettronici. Un cambio di direzione come conseguenza dei cambiamenti all’interno della band o ci sono altri motivi?
Come detto prima, l’abbandono del componente che si occupava delle parti elettroniche live ha influito molto sul nostro sound attuale. Anche se si è trattato solo di farlo uscire del tutto. In fin dei conti, sia io che Tommy abbiamo un background musicale piuttosto violento. Con l’arrivo di Sergio al sassofono ci siamo resi conto che tutti i tasselli erano al posto giusto e che tutti i brani nuovi, sia quelli abbozzati che quelli nati durante la fase di registrazione, puntavano verso un’unica direzione, ovvero le origini del rock

Qual è il brano del vostro nuovo album che meglio rappresenta la direzione che vuole prendere la ciurma del Capitano Mantell?
Non ce n’è uno vero e proprio. Potremo dire Bliss, brano da 22 minuti dove abbiamo messo dentro tutte l’emozioni del momento, ma ascoltando tutto il disco vi renderete conto che ogni pezzo ha una propria “vita”, quindi sta bene sia da solo che in mezzo a tutti gli altri. Il disco, in fin dei conti, è come se fosse composto da una traccia lunghissima, divisa in più capitoli. Senza essere un concept album però.

intervista_CaptainMantell_IMG2_201411Veniamo al titolo dell’album: Bliss, in altre parole la “beatitudine”. Che cosa vuol dire per i Captain Mantell aver raggiunto la beatitudine, sempre se l’avete davvero raggiunta?
Tommy: A livello concettuale, la beatitudine non si riferisce alla band, ma al personaggio Captain Mantell. Chi ci segue da un po’ sa che attraverso i nostri dischi raccontiamo la nostra versione della storia del Capitano Thomas Mantell. Bliss è il quinto capitolo nel quale il nostro eroe, dopo varie vicissitudini, tenta di raggiungere la beatitudine attraverso la ricerca delle proprie origini. Eeviac, il nostro fidato grafico ha infatti interpretato perfettamente questo viaggio di ricerca nella realizzazione della copertina dell’album.
Mauro: Per noi sta nel fatto di aver raggiunto un equilibrio all’interno della band. Siamo molto affiatati, soprattutto dal vivo, dove possiamo permetterci di improvvisare. Perché alla fine se ci divertiamo noi si diverte pure il pubblico che viene a vederci.

L’uscita di Bliss è stata anticipata dalla pubblicazione del video del brano The Ending Hour, una rivisitazione del mito del crocicchio dove si dice che alcuni musicisti blues degli esordi fecero un patto con il Diavolo. Ci potete raccontare com’è nato?
Appunto, tornando al discorso delle origini della musica, volevamo giocare su questo mito senza prenderci troppo sul serio. Vittorio De Marin (il regista) ha dato questo tocco da cartone animato, rendendolo molto ironico.

Qualche settimana fa avete realizzato una vostra versione del brano di Suzanne Vega I never wear white: una sorta di regalo ai vostri fans per il raggiungimento dei 3.000 like su Facebook. Perché avete scelto proprio questo brano?
Appena lo abbiamo sentito ci ha colpiti per la semplicità e, allo stesso tempo, per la bellezza del testo. Noi poi, che vestiamo sempre di nero, non potevamo che coverizzarlo. E’ stato un regalo gradito perché da quasi due anni non pubblicavamo nulla.

Collegandoci a una delle domande precedenti, se i Captain Mantell si trovassero a poter scendere a patti col Diavolo, come i protagonisti del vostro video, cosa chiederebbero?
Tommy: Che domanda! La beatitudine!
Mauro: A tutti noi farebbe piacere essere ricordati ed apprezzati per la nostra musica, mai come in questo periodo storico, dove in Italia tra talent show e cover band l’essere originali sembra quasi voler dire essere pazzi.

intervista_CaptainMantell_IMG3_201411Siete in tour per presentare Bliss al pubblico. Vista la sorta di rivoluzione all’interno della band segnata dall’uscita dell’album, che tipo di cambiamenti dobbiamo aspettarci ai vostri live?
Una bella dose di rock senza fronzoli. Semplice, diretto, sanguigno. Ci siamo accorti che anche nei palchi grandi tendiamo a suonare molto vicini, come se fossimo una persona sola. Questo ci permette di condividere con chi viene a vederci le nostre emozioni

Come ultima domanda, vorrei chiedervi se potete indicarci cinque brani non vostri che pensate abbiano influito sul nuovo corso dei Captain Mantell.
I want you (she’s so heavy) – The Beatles; You look like rain – Morphine; Forget her – Jeff Buckley; Dirt floor – Chris Whitley; 4 th of July – Soundgarden.

Playlist – Spotify

The ending hour – video

Ti potrebbe interessare...

Benvegnù intervista

In fuga dalla carovana dei cortigiani, intervista a Paolo Benvegnù

Le conversazioni, quelle belle. Le occasioni commoventi di incontrare, tangendole, le curve perfette della personalità …

Leave a Reply