Dopo mesi di preparazione, tra social network che pullulavano di anticipazioni, l’Hangover Summer Fest ha preso il via sabato 21 Giugno nello spazio sul Lungo Tanaro, presso Asti. Un festival che per i piemontesi era tra i più attesi dell’estate, nato dalla collaborazione tra le associazioni astigiane Indi(e)avolato e Dance Calling che già aveva preso vita con The Hangover Party questo inverno, registrando il tutto esaurito. Il desiderio degli organizzatori, i quali si sono dedicati lungamente alla riuscita di questo festival, è stato quello di far confluire diversi generi musicali in una giornata, facendo sì che anche pubblici con gusti differenti si potessero incontrare.
Quella di sabato non è stata proprio una giornata soleggiata ma nessuno ha avuto la benché minima intenzione di farsi spaventare dalle nuvole o dalle possibili piogge. Il parco dalle 18 era pronto ad ospitare i musicisti e ed il pubblico tra gli stand nel gigantesco parco con un ottimo set acustico e due maxi schermi. L’atmosfera informale e amichevole è riuscita a far sentire a casa anche chi è venuto da fuori, anche grazie alla pluralità di offerta: per sempio l’Hangover ha voluto dare spazio anche ad alcune attrattive sportive, così che nel parco ci sono stati eventi dedicati al Cross Fit sia al mattino che al pomeriggio.
Verso le 19.30 sono stati gli State Liquor Store, trio di Asti in debutto con un ep dai sapori folk pop, ad aprire le danze. La band, formatasi nel 2013, è composta da Luca Garrone (chitarra e voci), Matteo Garrone (chitarra, tastiere e voce) e Gian Marco Rebaudengo (batteria). Il loro sound richiama alla mente luoghi sicuri, ai quali si è affezionati, come un buon folk che accompagna lunghi viaggi. Come amano presentarsi loro: gli Store Liquor Store suonano nell’intima spensieratezza di “un negozio di liquori in cui scegliere il proprio whiskey preferito e sorseggiarlo con pazienza”.
Poco prima delle 20, invece, sono saliti sul palco i torinesi Eugenio in Via di Gioia che hanno raccolto applausi ed entusiasmi già questa primavera al Diavolo Rosso, oltre che aver vinto il Premio della Critica al Premio Buscaglione 2014. Questi quattro ragazzi sono dei veri e propri cantastorie, un po’ attori, un po’ giocolieri tra gli strumenti e rime come capriole, con racconti ironici e burle varie. Il brit folk italiano suonato spesso per strada o nelle stazioni, come tuttora amano fare proponendo cover più o meno improbabili, ha trovato il suo spazio sul palco: mine vaganti con echi di canti popolari intrecciati con chitarre, fisarmonica e percussioni.
Alle 20.30 il pubblico sparso nei vari stand, non si era ancora accalcato sotto il palco ma lo show però è comunque decollato e gli artisti si sono alternati incuranti del caldo.
Edoardo Cremonese ha iniziato il suo Bagaglino Tour proprio con la tappa all’Hangover proponendo il suo secondo album Siamo il remix dei nostri genitori pubblicato nel 2013. Il suo pop d’autore ha reso l’atmosfera frizzantina: col tono un po’ piagnucolante, il giovane padovano ha proposto il suo sguardo su storie del passato e di adesso, ritmando gli orizzonti delle colline piemontesi con qualche saltello di samba.
Il cambio palco è stato sempre abbastanza veloce e verso le 21.15 ha visto salire il co-headliner del festival, ovvero l’emergente Paletti. Il mood hipster del giovane cantante ha conquistato grazie ad un orecchiabile pop accompagnato da un timbro limpido e duttile. Paletti, quindi, ha presentato i suoi brani di spicco quali La gente siamo io e te, Mi son scordato di me, intervallandoli a cover come Storia d’amore di Celentano. Anche se ha avuto un’ottima padronanza della scena, il vero maestro del tenere banco, però, è stato lui, Mr. Brunori Sas.
Il timing dello spettacolo si è dilatato un po’ e il musicista cosentino è arrivato a suonare verso le 23 con la gente che, nel frattempo, si è ammassata dietro la transenne. Nessun pienone a dire il vero, ma tantissima voglia di viversi una bella serata in musica ascoltando gli artisti emergenti che meritano di essere (ri)scoperti, magari ritrovando amici che non si incontravano da tempo. Dario Brunori si è dimostrato il re indiscusso del festival: acclamato come pochi, capace di interagire col pubblico come solo lui e pochi altri sanno fare, continua per lui e tutta la Sas il successo live che li ha visti portare a casa sold-out un po’ ovunque col tour de Il cammino di Santiago in taxi. L’euforia di Dario, il suo appeal da figghiolo caciarone ha fatto impazzire anche i presenti all’Hangover Fest. Arrivederci tristezza, Santo morto, Kurt Cobain e qualche successo del passato hanno di fatto acceso la giusta atmosfera di festa prima che la serata lasciasse spazio al dj set. Dopo la mezzanotte, infatti, ci si è immersi nelle vibrazioni di personaggi come Bury Dj, Alexander Kowalski, il signore della techno tedesca e Christian Smith, produttore svedese che ha fondato l’etichetta Tronic Music. Il bello dei festival di provincia è proprio ciò che molti danno per scontato, ovvero, la loro sopravvivenza. Ciò è uno sbaglio visto quanto faticano le organizzazioni culturali a portare avanti delle iniziative per mancanza di fondi. L’Hangover Summer Fest 2014 è giunto al suo primo traguardo e lo ha fatto sfruttando al meglio i mezzi che aveva diffondendo l’evento grazie alla risonanza propria dei social e del web in generale. Le associazioni Indi(e)avolato e Dance Calling hanno puntato e punteranno alla rivalutazione della città e del territorio in cui operano come promotrici di musica, creando eventi culturali, e non solo, al fine di coinvolgere un pubblico sempre più eterogeneo.
Si parte dalla musica per rigenerare animi e paesaggi… ed è così che a anche a noi piace: buona fortuna!
Si ringrazia Libellula Press per la collaborazione.