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Quel dobro psichedelico orchestrale: intervista agli Alice Tambourine Lover

Sulle ceneri ancora calde del fuoco Alix (storica band psichedelica tanto acclamata all’estero con i suoi cinque album all’attivo), Alice Albertazzi e Gianfranco Romanelli realizzano questo impressionante side project di chiara matrice americana. Le tracce del loro secondo album Star Rovers sono in bilico tra White Stripes e PJ Harvey. Un duo fantastico che Losthighways non poteva mancare di approfondire.

Come è nata l’idea di questo duo ed il suo nome?
Ci siamo incontrati suonando, siamo stati prima reciproci “fan” poi musicisti nella stessa band, gli Alix, condividendo 15 anni di musica, producendo 5 dischi e molteplici concerti sia in Italia che in Europa. ATL è nato per il bisogno di fare musica in modo ancora più diretto rispetto alle sonorità e al modo di lavorare che avevamo con la band, basandoci sulla forza delle canzoni, cercando l’equilibrio tra  la nostra natura “psichedelica” e il blues di tutti i giorni.

Il brano iniziale Digging this song sembra una danza propiziatoria intorno ad un fuoco nel deserto, ha qualcosa di sciamanico… come è nato?
Digging This Song è nato da un riff di dobro che abbiamo poi sviluppato. Alcune volte basta poco per ritrovarsi a percorrere strade ancestrali senza trovare nessuna forma di resistenza.

Il vostro suono non sembra essere creato da due italiani. Si respira l’America del viaggio Coast to Coast… cosa pensate a riguardo?
Siamo cresciuti ascoltando la musica d’oltreoceano, specialmente tantissima musica nera e questo sicuramente viene fuori sia nelle nostre composizioni che nell’approccio e la scelta degli strumenti che utilizziamo.

Il tamburello ed il dobro hanno due suoni ben precisi per creare delle atmosfere uniche. Quali sono le vere potenzialità sonore di questi due strumenti a livello di ritmica ed arrangiamenti?
Il tamburello, nella sua semplicità, ci permette di rimanere minimali mantenendo il giusto beat, il dobro psichedelico orchestrale fa il resto.

In alcuni passaggi il vostro progetto mi ha ricordato la verve rock di band come White Stripes e Black Keys. Sono sicuro che la vostra musica negli USA piacerebbe non poco… il vostro tour già tocca date in Europa, toccherà gli Stati Uniti?
Per il momento abbiamo in programma un tour a Marzo in Svizzera e Germania, ma speriamo in futuro di poter organizzare un tour americano, magari insieme a qualche band locale.
Dan Auerbach è sicuramente uno dei migliori songwriter adesso in circolazione, lo stimiamo molto.

Cosa è per voi la dimensione live?
Un viaggio ogni volta diverso che ci unisce e ci trasforma.

Cosa significa essere “indipendenti” nel registrare un disco?
Significa crederci, investendo tempo ed energie.

Cosa pensate di Spotify, l’ultima frontiera “liquida” della musica? Si tratta della lapide definitiva sull’idea del disco come supporto fisico per ascoltare musica?
Al momento, non riusciamo ad immaginare un futuro privo del piacere di ammirare una copertina fatta bene, di Star Rovers abbiamo stampato anche i vinili. Il disco è un’opera che vale l’esperienza di essere vissuta, quindi pensiamo e speriamo che non tramonti.
Tuttavia, è innegabile che l’uso della musica digitale è più comodo e funzionale, sfruttiamo Spotify per diffondere la nostra musica.

Cinque brani rock per creare la vostra playlist da inviare nello spazio…
Dando per scontato la musica nera, James Brown, Curtis Mayfiels, Al Green, etc, diciamo: Venus In Furs  – Velvet Underground, Heroes – David Bowie, Going to California – Led Zeppelin”, Castles Made Of Sand – Jimy Hendrix,  Carry On –  C.S.N.Y”.

 Star Rovers – Spotify Streaming

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