Vi offro tre buoni motivi per ascoltare il nuovo disco dei Non voglio che Clara, L’amore finché dura: la coerenza, la commistione tra cantautorato ed elettronica, la capacità di scrivere e raccontare storie
Quest’ultimo punto è forse quello che colpisce di più. Ogni anno la televisione produce almeno quattro/cinque cantanti, giovani, carini, qualcuno anche con una bella voce ma nessuno di loro ha idea di cosa voglia dire scrivere una bella canzone. D’accordo, non tutti devono essere cantautori e un buon cantante può anche essere solo un interprete, ma oggi non si comprende più quanto invece scrivere una canzone sia difficile, non meno che scrivere un racconto o un romanzo. E dopo aver ascoltato e riascoltato L’amore finché dura si può non percepire in maniera evidente la differenza. Ognuno dei brani dell’album è una piccola storia e tutti insieme tratteggiano una sorta di romanzo, o meglio una raccolta di racconti, di cui è protagonista un’umanità alle prese con quanto di più bello e pericolo esista, l’amore, ma anche e soprattutto con il passare del tempo.
Pur non essendo un concept album vero e proprio, il disco dei Non voglio che Clara è figlio di un progetto, di un lavoro di costruzione. È un lavoro ispirato e pensato, anche nei particolari. Si nota subito che i titoli delle canzoni sono quasi tutti molto brevi, articolo e sostantivo, per scoprire poi che non è affatto un caso, ma una scelta ben precisa. Solo un dettaglio forse, ma che crea unità.
Ascoltare questo disco è stato come leggere un libro d’altri tempi, delicato ed evocativo, o come osservare una foto in bianco e nero dei propri genitori che si guardano sorridendo. Immagini delicate ma forti, capaci di trasmetterti emozione e tenerezza. La tenerezza che nasce dal rivedersi in quelle immagini, dal ritrovarsi in quelle parole.
Ascoltando Il complotto, traccia d’apertura del disco, sembra quasi di immaginarselo questo adolescente, questo giovane uomo che va a prendere la sua ragazza e ha lo stomaco in subbuglio. Fabio De Min, voce e leader del gruppo, canta quasi sommessamente appoggiandosi a un riff elettronico che ti rimane subito in testa. Come quello de Le mogli, singolo perfetto con il ritornello che riprende il titolo del disco: “L’amore finché dura… poi resta la paura”.
C’è anche molta malinconia in questo disco. Le donne protagoniste de Gli acrobati, la coppia de L’escamotage, l’uomo de Lo zio. Sono tutti personaggi un po’ sconfitti dalla vita, che molte volte restano fedeli ai loro errori perché per quanto logorante sia è più facile che ricominciare tutto daccapo: “ho il difetto d’insistere, l’abitudine a perdere. E questa idea di fedeltà è più quello che logora, quando le hai provate tutte poi ci vuole coraggio dall’oggi al domani non rispondere se chiami” (L’escamotage).
L’amore finché dura è un disco pieno di consapevolezza, maturo in senso molto ampio, artistico e personale. È il racconto di quel momento nella vita in cui si capisce che le cose, anche quelle più belle, finiscono e lo sguardo sul mondo, inevitabilmente, cambia.
Credits
Label: Picicca Dischi / Sony – 2013
Line-up: Fabio de Min (voce, piano) – Marcello Batelli (chitarra) – Martino Cuman (basso, tastiere) – Igor De Paoli (batteria)
Tracklist:
- Il complotto
- Le mogli
- Le anitre
- Gli acrobati
- La sera
- L’Escamotage
- Lo zio
- La bonne Heure
- I condomini
- La caccia
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