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Lightning bolt – Pearl Jam

Sono tornati i custodi del grunge. Sono tornati in questo 2013 dove i riferimenti musicali agli anni ’80 imperano (Arcade Fire, il ritorno di Bowie e venature elettroniche ovunque). Sono qui per ribaltare le carte in gioco, sporcando di fango e birra le piste da ballo e sputando sopra i glitter che ci hanno lanciato addosso.
Almeno questo si aspettavano i fan più incalliti, che ora starnazzano delusi additando Vedder e soci come dei traditori.
La realtà, come spesso accade, sta nel mezzo:
Lightning bolt è un buon disco, ma non un gran disco. Semplice ma talvolta, per qualcuno, è duro da accettare.
I Pearl Jam sono una grande band, con un’esperienza enorme alle spalle ed una coerenza che dovrebbe essere esempio per tutti i giovani che si affacciano alla musica. Vedder e soci rispettano il proprio pubblico nel momento in cui non ripetono il siparietto del grunge disperato e fuori tempo: tutti i componenti della band hanno mogli, figli, sicuramente godono di una bella casa e tutti i comfort, sono persone che con il sacrificio e le loro qualità hanno trovato il successo. Se prima i Pearl Jam incarnavano parte del dolore generazionale degli anni ’90, ora sono persone serene: è questo un peccato? I Pearl Jam sanno anche che di fronte a loro non hanno i giovani degli anni ’90, ma trovano i giovani degli anni 2000, ed il vecchio pubblico (a parte i fanatici) sono cresciuti in questi anni con loro.
Lightning bolt
è un disco rock, che del grunge porta la memoria della voce e di qualche frammento musicale; Lightining bolt non ha paura di corteggiare le sonorità pop nella splendida ballata intitolata Sirens; Lightning bolt non appare ridicolo quando si scioglie nei dolci e malinconici suoni folk di Sleeping by myself; Lightning bolt può concludersi con un inno di amore e di speranza come Future days (I believe cause I can see / Our future days / Days of you an me).
Lighthining bolt
può essere tutto questo perchè i Pearl Jam sono una tra le più grandi band della storia. Lightning bolt non sarà però il disco dell’anno, ma penso che questo importi poco anche agli stessi PJ che dimostrano ancora di aver voglia di suonare con il cuore, crescendo, mutando, e (perchè no?)… invecchiando.

Credits

Label: Monkeywrench – 2013

Line-up: Jeff Ament (basso, bowed guitars, tastiere) – Stone Gossard (chitarra, bongo) – Mike McCready (chitarra, basso a sei corde) – Ed Vedder (voce, chitarra, ukulele) – Matt Cameron (batteria)

Tracklist:

  1. Getaway
  2. Mind you manners
  3. My father’s son
  4. Sirens
  5. Lightning bolt
  6. Infallible
  7. Pendulum
  8. Swallowed Whole
  9. Let the records play
  10. Sleeping by myself
  11. Yellow moon
  12. Future days

Link: Sito Ufficiale, Facebook

Sirens – video

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