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Racconto per immagini: Bachi da pietra live @ Salotto Muzika c/o BenTiVoglioClub (BO) 24/01/13

Insetti. Saremo insetti, ora siamo ancora solo larve. Ogni nostra azione è governata da un istinto che impartisce ordini ai quali ci pieghiamo senza chiederci il perchè. Ci muoviamo con fare laborioso; a capo chino avanziamo. Sopravvivenza. Lavoriamo duro senza nemmeno sudare. Il nostro corpo molle protegge e nasconde ciò che saremo.
Oggi si scava. Si scava la pietra fino a nuovo ordine. È un lavoro durissimo. Non produciamo seta. Noi siamo diversi. Non ci possiamo mischiare a loro che possono godere della luce, dell’aria, del candore del loro soffice bozzolo.
Noi siamo dei bachi da pietra. Al buio strisciamo alzando a malapena le nostre false zampe. Sentite questo rumore? È il nostro passo, è il nostro scavare, è il nostro sforzo verso il profondo.
Lì, proprio dove la musica giunge solo con le note più graffianti, quello è il nostro habitat. Nel “dentro” più cupo di noi tutti, ci troviamo ad essere bachi che lavorano la pietra dura delle emozioni più recondite, quelle che sono il nucleo del nostro essere. Si parla quindi di amore, paura, dolore, rabbia e lo si fa con la furia di un suono che crea intorno a noi l’immagine appena descritta. La musica è capace anche di questa magia (o sortilegio) la cui potenza è difficilmente spiegabile a parole. Giovanni Succi e Bruno Dorella rompono la pietra, scalfiscono e frantumano. Lo fanno con un suono duro, con il rock rabbioso di Pensieri Opere Parole. La voce abrasiva gratta via ogni cosa, ogni pensiero, e così l’ascolto live dei Bachi da pietra diventa più che un concerto ma un’esperienza artistica completa dove si osserva il baco che ognuno di noi è.
Le pelli della batteria, percosse con ossessiva potenza, scandiscono e incarnano le nostre emozioni inermi di fronte a qualcosa di più vero e più grande di ciò che possiamo immaginare: parola di Paolo il Tarlo.
Tutto scorre e muta, non ci si può opporre al tempo, all’evoluzione. Il baco cambia forma. Si muove all’interno del suo corpo ormai vecchio e sformato, cerca una Fessura per uscire e iniziare una nuova vita. Il baco scopre le sue nuove zampe, le muove freneticamente dettando le note veloci e sfuggenti di Io lo vuole. Scatta rabbioso, voglioso, ambizioso in un riff tentacolare che cattura e ferisce. Poi l’insetto scopre le sue stesse ali: larghe e smaltate, nere come pece. Sei libero, coleottero, di essere come ti vogliono. E allora, Coleottero, batti le ali velocissimo! Un frullio fulmineo ti fa alzare da terra. Mentre ti guardo, il tuo volo sembra irreale ed impossibile, ma il suono degli strumenti disegnano queste immagini alla perfezione. Il posto è adesso, il tempo è qui. Coleottero, dove cerchi i tuoi Mari lontani? Ti fermi e senti il dubbio che si insinua e pesa sulle tue ali stanche che hanno martoriato gli strumenti.
Assistendo a questo spettacolo devastante, portato in scena dai Bachi da Pietra al Salotto Muzika presso il BenTiVoglio Club di Bologna, per davvero si arriva “ad un momento nel quale impari ad amare gli insetti più strani, se vedi tutti quei piccoli sforzi sovraumani e sereni”. C’è enorme poesia chiusa nel minuscolo di un corpo coriaceo ma fragile, le cui fatiche possono essere annientate e schiacciate da un movimento per noi facile e banale. C’è la precarietà in cui viviamo, la rabbia che portiamo, la forza che celiamo che è poca nell’immenso del globo ma potenzialmente enorme nella brevità delle nostre esistenze. C’è la bellezza del non dover spiegare le cose, ma farle capire con l’arte: “mi spiegherò, mi spiegherò, mi spiegherò, ma anche no”.
La musica si ferma, il pubblico applaude e solo in quel momento si ricorda di essere ad un concerto. La scaletta ufficiale è finita. Sono stati suonati tutti i brani dell’ultima fatica dei Bachi da pietra, il recentissimo album intitolato Quintale, oltre a Stige11, pezzo contenuto nello split ep con i Massimo Volume.
Un breve bis conclude la serata con tre granitici brani: Morse dal precedente Quarzo, Servo da Terzo Tarlo e Dragamine anch’esso dal penultimo disco della band.
La serata termina e ci si sente più leggeri, scavati dalla semplicità di una musica essenziale e potente. I Bachi da pietra sono un duo davvero unico, capace di impressionare con un rock cupo, denso, nel quale non si sente la mancanza di alcun altro strumento sul palco. Giovanni Succi fa vibrare le corde in un maniera tanto personale e fisica che è impossibile non rimanere impressionati, così come per la sua cavernosa voce; Bruno Dorella scuote il tempo con precisione e forza come per plasmare la roccia in cui i Bachi si muovono.
Non si era mai visto un Salotto così lugubre e bello.

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