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Nuove strade nel Trip-pop: intervista agli Shijo X

Shijo X, dietro questo nome si cela un viaggio notturno, i cui sapori musicali sanno di forti spezie elettroniche e retrogusto jazz. … If a night, secondo disco per la band, colpisce per la grande capacità di esplorare nuove strade in un genere abbastanza cristallizzato come il trip-pop. Un bel progetto italiano che sta riscuotendo anche molti riscontri all’estero. Abbiamo incontrato gli Shijo X per capirne qualcosa in più!

Come è nato il nome del gruppo?
Un bel giorno io, Davide, ho pensato: “Voglio fare del merchandising musicale anche io… voglio fare delle t-shirt che ci rappresentino in maniera equivocabile tipo W… (il nome del gruppo), ma deve essere qualcosa di originale tipo W QUELLI CON IL NOME STRANO”, così ho trovato un nome impronunciabile in modo da collezionare decine di poster e flyer sbagliati e ho creato gli Shijo X (che per i locali e i giornali sono diventati SHISCO X, SIOUX, SHOX, SPAX, SHYJOOCS)”. Scherzi a parte, il gruppo prende nome da una strada di Kyoto, o meglio da un quartiere: il distretto Shijo. Il cuore di questo quartiere è un’originalissima strada chiamata Shijo-Dori. Sono un grande amante del Giappone e della sua cultura molto eterogenea. Quello che Kyoto mi ha lasciato più impresso è la convivenza pacifica e prolifica di tutti i più svariati generi in cui una persona può apparire e manifestarsi agli altri… Monaci, studenti, cosplay, geishe, maiko, uomini d’affari, punk, emo, skater… una diversità cosi unita non l’avevo mai vista. Lì ho potuto osservarla tutta insieme, tutta accalcata in via Shijo-Dori. Mi è sempre piaciuto ascoltare ogni tipo di musica possibile e l’idea di prendere “in prestito” qualcosa da ognuno mi intrigava… Io volevo assolutamente trovare un collante, un modo per legare ogni idea musicale partorita, una X. Poco dopo, ho incontrato Laura…

Come è nata Bologna by night?
Bologna by night è frutto delle lunghe ore notturne. Le canzoni possono nascere in tanti modi ed in questo caso non si tratta di un’idea ben precisa o di una ispirazione improvvisa, è semplicemente un racconto… un’impressione fotografica di uno stato d’animo. È’ una canzone che cerca di imprimere in  qualche verso uno dei tanti aspetti della notte… un momento per godersi il non far nulla cercando di recuperare il diritto di essere assente. Rimanere immobile senza dover dare spiegazioni o trovare giustificazioni può sembrare facile, ma in realtà estraniarsi da un mondo che corre impazzito è una conquista che va ricercata.

Che cos’è la notte?
La notte può essere qualsiasi cosa. Le ore in cui tutti dormono sono il momento ideale per riprendere fiato… metabolizzare le avventure avvenute alla luce del sole… riflettere… rilassarsi… o, perchè no, lavorare e sguinzagliare la fantasia. La notte è affascinante ed al tempo stesso inquietante. Il buio fa paura ed ospita incubi e fantasmi, ma è anche il momento in cui nascono i sogni e il tempo è talmente dilatato che ti permette di riacquistare la concentrazione su ciò che il giorno, con le sue corse sfrenate, ti fa mettere in secondo piano.

Se assimilano la vostra musica al genere trip-pop, vi sta stretta tale etichetta?
Chiaramente il trip-pop è un genere che ascoltiamo e apprezziamo e sicuramente si possono rintracciare degli elementi in comune. D’altro canto è abbastanza evidente che … If a night ha una propria personalità che si manifesta in 13 tracce piuttosto diverse tra loro. L’elettronica, la ritmica, il cantato fortemente melodico sono certamente un filo conduttore del disco ma ogni brano è un mondo a sè stante che racconta storie ed influenze diverse. La nostra musica nasce dalla curiosità e dalla voglia di sperimentare ed è per questo che non riusciamo ad orientare ciò che creiamo verso un genere ben preciso… non sappiamo cosa verrà fuori finchè non entriamo in sala prove. Un’idea viene sviluppata e manipolata in un contesto che certamente risente di un certo background musicale ma anche dei disparati gusti musicali di ognuno di noi.
È per questo che continueremo a cercare nuove strade e nuovi modi di esprimerci, sempre bilanciando la spontaneità dell’idea con la ricerca del suono!

Quale brano del disco vi piace di più suonare dal vivo e perché?
Federico A.: Zabriskie’s bench per la ritmica incalzante e il lungo bridge in cui si apre la canzone.
Laura: in realtà non so dirne una… preferisco dire che mi piace calarmi in canzoni e stati d’animo così diversi tra loro da permettermi di sperimentare vari tipi di comunicazione.
Davide: Bad bed… è sempre un’emozione fortissima tornare al pianoforte.
Federico F.: Bologna by night… presente come non mai!

Tra i ringraziamenti del vostro disco c’è il nome di Beatrice Antolini. Avete mai pensato di collaborare con lei?
Il nome di Beatrice compare per varie ragioni. Io (Davide) sono stato il suo tastierista per quasi un paio d’anni (ho seguito l’uscita di Big Saloon e di A Due). Sono entrato in quella formazione quasi per ultimo, poco prima dell’arrivo al basso di Luca Cavina (Calibro35). Il resto della formazione era costituita da Gianluca Rimei (IlGenio/varie) alla batteria e da Federico Fantuz (l’unico ancora attivo nella formazione ufficiale) alla chitarra. Con loro ho affrontato un consistentissimo numero di live ed ovviamente ho stretto un carissimo e continuativo rapporto di amicizia con tutti. Quindi posso dire tranquillamente e con soddisfazione che il primo disco Shijo X (One Minute Before) è stato creto con l’aiuto di tutti loro. La mia avventura con Beatrice è finita perchè avevo realmente necessità di concentrarmi sugli Shijo X. I nostri rapporti continuano ad essere molto forti ed è da tanto tempo che nell’aria aleggia la voglia di collaborare insieme, quindi sono quasi del tutto sicuro di poter dare la certezza che un giorno faremo qualcosa insieme… E scommetto che sarà parecchio originale! In ogni caso lei ora sta lavorando al nuovo album e noi non vediamo l’ora di ascoltarlo. Anzi colgo occasione per farle un grande in bocca al lupo.

Quale quadro e quale film potrebbero descrivere e definire la vostra musica?
Questa è proprio una domanda interessante, ma come tutte le domande del genere nascondono sempre una punta di sadismo nel cercare di riassumere tutto in un qualcosa che il giorno dopo sicuramente sarà motivo di pentimento! E a noi queste domande piacciono tantissimo! Iniziamo con il quadro senza fare premessa alcuna: Just what is it that makes today’s homes so different, so appealing, un collage PopArt dell’artista inglese Richard Hamilton. Guardatelo traducendo in foto quello che il nome Shijo X rappresenta. Non si può sbagliare! Per il film, Big Fish : c’è sempre un fondo di verità nella nostra musica, dove verità sta per quello da cui traiamo spunto. L’obiettivo è raccontarlo nel modo più fantasioso possibile (“il trip-hop di Bristol in una luminosa giornata di sole”, citando Stefano Gilardino di XL-Repubblica in merito alla nostra musica).
Ovviamente domani mattina ci verrà in mente un altro film e saremo di nuovo qui a pentirci di non essercene ricordati!

“Strada di schiavi e di puttane. Di protettori e ladri di polli. Di mangiatori di topi. Anche di gatti, ovviamente. Origini oscure. Suburbia…” (Emidio Clementi, La notte del Pratello). C’è una strada di Bologna a cui siete più legati e perché?
A questa domanda risponderò io (Laura) perchè sono l’unica che attualmente vive a Bologna. È una città che amo profondamente. Le strade hanno un ruolo fondamentale. L’atmosfera che si respira sotto i portici color mattone è difficile da spiegare ma è decisamente avvolgente. Le luci gialle soffuse rendono le strade notturne un perfetto scenario per … If a night. I loro nomi, poi, di per sé narrano storie e ispirano racconti: quante canzoni si potrebbero comporre partendo da via Senza nome per arrivare in Via dell’Inferno…..

Avete intenzione di realizzare un tour all’estero?
Sì! Nella maniera più assoluta… e ci stiamo dando da fare in tutti i modi affinchè questo accada. Le premesse per poterlo fare ci sono tutte quindi incrociamo le dita e continuiamo dritti anche con la promozione europea che fino ad adesso ha dato ottimi risultati in termini di recensioni ed interviste.

Cinque dischi che consigliereste al vostro miglior amico?
Boicottiamo simpaticamente la domanda e decidiamo di rispondere fornendo le 5 canzoni che consiglieremmo ad un amico piuttosto che 5 album. I Believe in You – Black Dub, I Me Mine – The Beatles, Myth – Beach House”, Tessellate – Alt-J ed infine… Just A Calling dal primo album degli Shijo X!

Zabriskie’s bench – Preview

Zabriskie’s bench by Shijo X

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