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Be Ep – Vegetable G

Qualcuno, da bambino, ha seguito quelle noiose lezioni di pianoforte ed ora suona le tastiere nella band del liceo. Lezioni che si imparano. Qualcuno, magari per attirare l’attenzione di quella biondina che andava a tutti i falò estivi, ha imparato a suonare la chitarra e adesso si ritrova in compagnia dei ceppi che bruciano a suonare ai falò mentre i suoi amici si imboscano con la biondina di cui sopra. Magari a turno, hai visto mai. E se smette di suonare s’incazzano pure. Lezioni che si imparano.
Qualcuno ha imparato a dire “Io ti voglio bene, papà” quando rimaneva troppo poco tempo per ripeterglielo. Lezioni che si imparano. Tardi? Forse, ma non è importante ciò che non si è fatto prima, è importante rimediare alle mancanze. Credete a me, non date retta a chi vi dice che c’è un tempo per tutto e che a un certo punto non si impara più niente. Non è mai tempo di smettere di imparare. Dolce o amara che sia, che arrivi in tempo o quando sembra tardi, ogni lezione è una benedizione.
Anche in musica vale lo stesso discorso. Che sia solfeggio o stile, qualcuno fa propria la lezione dei grandi venuti prima di lui. Brassens e De Andrè, De Andrè e Basile, Battisti e Dente, i Led Zeppelin e i Wolfmother, i Beatles e chi vi pare. Si potrebbe continuare ancora, sapete?
Alle volte si pensa che un certo suono, solo perché ce ne ricorda certi altri, sia derivativo. Può darsi. E allora?
Non è che per fare i fighi non ascoltiamo Dente perché ricorda Battisti o De Andrè perché ci ricorda Brassens (che poi, diciamolo una buona volta, questa cosa ha anche rotto. De Andrè è De Andrè, con buona pace di Brassens!).
L’essere derivativi, alle volte, non è “essere la copia di” ma solo, semplicemente, avere “qualcosa in comune con”.
La prima volta che ho ascoltato i Vegetable G mi sono detto: “Chi sono questi, i Baustelle?”
Giudizio affrettato.
Insomma, come va, come non va, è capitato che li ho riascoltati. Ancora. E ancora. E ancora. E mentre li ascoltavo, mi sono sorpreso a sorridere e a ripetere quel nannanna-na-na-na. Mi sono sorpreso a ciondolare la testa e a cercare di ricordare le parole per cantare con loro: “Amore pensa a stare bene che nella vita può accadere un imprevisto o una fatalità”.
Sì, è vero, ricordano un poco le sonorità dei Baustelle e del Battisti di panelliana memoria e la cosa, vi dico, non disturba affatto ma, comunque sia, è un reato?
In un paese dove si cerca di somigliare sempre più a Emma, dove si fanno carte false per  andare a X-Factor, dove Gigi D’Alessio sembra essere il gotha della nostra musica leggera, in un posto del genere è un reato rifarsi a vecchi modelli?
A me sembra un pregio. C’è chi uccide i maestri e chi li segue.
Tutti i brani di questo simpaticissimo ep sono allegri, solari e poco importa se devono non poco a musica già sentita. La Filastrocca Dei Nove Pianeti è una delle cose più melodiose che mi sia capitata di ascoltare in questi tempi distorti e I Fiori Di Babele è davvero una piccola gioia per le orecchie.
Un breve regalo di spensieratezza, con atmosfere decisamente poppeggianti e ironiche che si evidenziano in Dell’Amore Liberato.
Un bel lavoro, forse debitore di tanti (troppi?) artisti ma, comunque, un gran bel lavoro.
I Vegetable G non sono i Baustelle, si nota in certe parti soliste di chitarra e in una certa autoironia vagante, e poco importa se li ricordano.
Speriamo che diventino presto solo i Vegetable G.

Credits

Label: Ala Bianca – 2012

Line-up: Giorgio Spada (voce, piano, synth) – Luciano D’Arienzo (chitarr elettr. chit. class.) – Maurizio Indolfi (batteria, cori) – Michele Stama (basso, cori)

Tracklist:

  1. Beep
  2. Dell’amore liberato
  3. I Fiori Di Babele
  4. Io te e il sole
  5. La Filastrocca dei nove pianeti (alternative version)

Links:Sito Ufficiale,Facebook

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VEGETABLE G_BE EP by Vegetable G

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