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La tempesta è in arrivo: intervista a Marco Pianigiani, regista del nuovo video degli Afterhours

Questo marzo ha salutato un nuovo brano degli Afterhours: La tempesta è in arrivo. Anticipo di Padania ovvero l’attesissimo nuovo disco in studio in uscita il 17 aprile secondo la formula della completa autoproduzione, La tempesta è in arrivo ha subito scatenato l’attenzione di critica e pubblico. Un testo capace di svelare ancora una volta uno sguardo lucido e consapevole che sgorga diretto dalla disperazione che soffoca i nostri tempi: corriamo, come guerrieri che hanno scordato ogni motivo della lotta, pronti ad ottenere tutto tranne che la realizzazione profonda e (umana?) di noi stessi. La scrittura di Agnelli è in perfetta armonia con architetture di suono che puntano su una ritmica precisa e densa e un muro chitarristico tagliente. Essenzialmente rock come va fatto. Ad accompagnare il brano che segna il ritorno degli Afterhours un videoclip realizzato per i titoli di testa di Faccia d’angelo, miniserie in due parti (produzione Sky Cinema, in onda 12 e 19 marzo alle 21.10 sul canale 301) incentrata sulla figura del boss della Mala del Brenta con protagonista Elio Germano. Alla regia del video (anche alla direzione dell’intero montaggio della miniserie) Marco Pianigiani, toscano che a soli 34 anni vanta già premi internazionali vinti ai World and Europe Promax, ai Telly Wards, e al New York Film Festival, definendo il suo posto di riguardo nell’ambito della pubblicità televisiva (autore, montatore, regista) e nella realizzazione di trailers per film e serie tv. Abbiamo incontrato Marco perché dietro un video di pochi minuti c’è molto di più di quanto pigramente si possa pensare! (Si ringrazia per la collaborazione Roberta Accettulli – Management Afterhours)

Quale strada ti ha portato alla regia de La tempesta è in arrivo?
È stato Manuel stesso, con mio grandissimo onore,  a volermi come regista del suo video.
Racconto in breve.
Mesi fa ho girato per Sky Cinema la sigla di testa del film Faccia d’Angelo, film di cui poi in un secondo momento ho dovuto anche dirigere il montaggio. L’idea visiva era basata sui dettagli materici del processo di fusione di gioielli rubati in lingotti da parte del rapinatore interpretato da Elio Germano. Ho voluto raccontare la potenza del fuoco, il bagliore ipnotico dell’oro, il verde infernale delle fiamme, la bellezza del materiale fuso, i dettagli dei guanti e del volto di Germano. Nel finale questo “fabbro” criminale svela tutta la sua soddisfazione mentre ammira il risultato della sua instancabile opera di fucina: una sterminata distesa di lingotti.
Una sigla molto “grafica” ed inusuale per il mercato televisivo italiano, vagamente ispirata dagli opening titles di serie tv americane come Six Feet Under e Dexter, entrambe dei capolavori nel loro genere.
La sigla, nella sua operosità ed ossessività, era ispirata ai muri di energia musicali strumentali degli Afterhours, che sin dall’inizio del progetto erano stati coinvolti per la musica dei titoli di testa e di coda. Manuel Agnelli quando ha visto il risultato finale della sigla è rimasto molto colpito da come l’impatto visivo si coniugava con la base strumentale de La tempesta è in arrivo e ha detto: “Ecco, voglio il mio video esattamente così”.

Cosa hai pensato del brano, una volta ascoltato?
Ho pensato che era potente e attuale, molto metaforico. Mi ha colpito l’energia che sprigiona: le parole di Manuel sembrano quelle di un profeta dell’Apocalisse, un angelo nero venuto ad annunciare la distruzione di questa nostra moderna Sodoma e Gomorra.
La melodia? Due parole: ipnotica e possente.

Quali sono stati i criteri che hai adottato per mantenere un collante tra il videoclip e la serie? E quali sono state invece le libertà che ti sei concesso per spingere il video anche oltre la serie?
Non era facile, avevo un personaggio, quello di Elio, già ben definito a cui dovevo per forza fare riferimento.
Ho pensato agli angeli de Il cielo sopra Berlino di Wenders, ad esseri che osservano l’operato umano e lo giudicano, ed anche ad angeli-demoni che profetizzano il futuro e l’Apocalisse, superiori ed intoccabili
Ascoltando il testo della canzone mi sono inoltre stupito di come l’ossessione per l’oro si prestasse a una serie di parallelismi interessanti.
La tempesta cantata dagli Afterhours poteva essere interpretata come metafora del personaggio di Elio Germano, pieno di geniale e perversa energia e portatore di un’incredibile “tempesta di criminalità” che condiziona per vent’anni la vita di un’intera regione d’Italia.  Ma la tempesta si può interpretare anche in un ambito più generale ed esistenziale, più attuale e in linea con il valore universale della canzone, come un vento apocalittico e purificatore destinato a spazzare via lo spirito corrotto della materialità e dell’avidità che Germano, nella sua efferatezza e nel suo mettere l’ingegno al servizio del male, incarna alla perfezione.
Da qui a giocare di metafore il passo era breve ed ecco che le collane d’oro in mano a Germano si trasformano in  catene di ferro nelle mani degli Afterhours, l’oro si trasforma in terra, il bagliore dei gioielli non può che nascondere il putridume degli scarafaggi, metafora anche di un’umanità che inutilmente si affanna alla ricerca della materialità.
Gli Afterhours sono come degli angeli neri, dei profeti invisibili e disincarnati, spiriti del fuoco e dell’ombra che osservano l’accumulo della ricchezza da parte del criminale-Germano e lo denunciano mostrando allo spettatore l’oro che diventa terra, guardando direttamente in macchina con intensità e sfida. Ci mostrano ciò che sono le manciate di gioielli in mano a Germano: nient’altro che un pugno di scarafaggi putridi. (Complimenti tra l’altro a Manuel, Xabier e Rodrigo che si sono prestati a tuffare le mani in vasche piene di blatte, cosa tutt’altro che gradevole!)
La tempesta è in arrivo nella sua accezione purificatrice in questo caso visivamente è rappresentata dagli Afterhours stessi che, nel momento di massima esplosione musicale, spezzano le catene del materialismo e fracassano i gioielli, travolgendo i miseri uomini-insetto schiavi dell’oro.
Ma contemporaneamente il criminale interpretato da Germano innalza le mura delle sua fortezza, fatta di lingotti d’oro e l’ultima parola è la sua, il video si chiude con la sua distesa di lingotti. La sua fortezza è inespugnabile e nemmeno la tempesta evocata dagli Afterhours è riuscita ad abbatterla, perché la corruzione e l’avidità sono elementi indissolubili dell’animo umano, eterni come l’uomo stesso.
Non si sa chi vince e chi perde: gli Afterhours, dopo un ultimo sguardo triste, di giudizio, ritornano nell’ombra da dove sono venuti e il destino di Germano, per quanto questi sembri beffardo e sicuro di sé, è comunque segnato: e alla fine  la tempesta travolgerà anche lui, e ancora una volta una delle mille interpretazioni che si può dare alla canzone è quella della spada di Damocle che pende sulla testa del protagonista o più in generale di chiunque scelga di seguire una via di valori fallaci.
E questo più o meno è quanto sta dietro il video. Però! Mi sembra di essere ritornato alle mie vecchie lezioni universitarie di semiotica del testo piene di sovrainterpretazioni e intellettualismi funambolici! La verità è che avevo in cantina un paio di scatoloni pieni di bigiotteria e che non vedevo l’ora di usarli in qualche modo, tutto qui!

Cosa vuol dire lavorare sull’immagine di un gruppo rock come gli Afterhours? Parliamo di un’immagine che ha uno specifico spessore comunicativo. Quanto ti ha influenzato?
Volutamente mi sono concentrato solo sull’ispirazione musicale del brano e ho ignorato l’immagine del gruppo nel loro passato o nell’immaginario collettivo.
La tempesta è in arrivo è una canzone dura, insinuante, rock, apocalittica, cupa e così li volevo: rock, essenziali, non circensi, non barocchi: angeli neri, entità assolute che cantano del destino umano. Volevo che fossero il più possibile naturali, secchi, senza fronzoli e orpelli.
Per non trasformare il gruppo in ciò che non è (non volevo certo far diventare gli Afterhours un gruppo heavy metal) ho scelto semplicemente da alcune loro foto i vestiti che ritenevo più adatti e ne ho discusso proprio con loro. Ci siamo trovati subito d’accordo, anche perché quasi tutti i vestiti che volevo corrispondevano a quelli usati nel photo-shooting per l’ultima copertina di Repubblica XL e quindi erano perfettamente in linea con il loro look attuale.

Da regista, quale volto ti ha maggiormente colpito per espressività?
Devo dire che i volti degli Afterhours sono tutti a modo loro particolari e bucano lo schermo. Manuel, con i suoi lunghi capelli lisci ed il suo sguardo melanconico, mi ricorda uno sciamano indiano: non a caso gli ho fatto cantare il pezzo accucciato a terra vicino al fuoco della fucina, come fosse accanto ad un falò.
Altri che mi hanno colpito particolarmente? Il luciferino Xabier, quasi una sorta di zingaresco e diabolico Houdini; Giorgio Ciccarelli che ha degli occhi spiritati e una mimica incredibili, da vero divo del cinema muto; Giorgio Prette, presenza fisica potente e gigantesca (è molto alto) dallo sguardo indecifrabile e misterioso, una forza della natura compressa e pronta ad esplodere.

Azzardo un parallelismo, alieno dai generi e dai budget. Il forte impatto mi ha portato alla mente i titoli di testa di Millennium (Immigrant Song, cover dei Led Zeppelin, ndr), frutto della collaborazione Treznor/Atticus-Fincher. Cosa vuol dire lavorare ad un video che ha quel tipo di ruolo, di intro?
Innanzitutto ti ringrazio per il paragone. I titoli di testa di Millennium sono un capolavoro assoluto e anche solo il fatto di essere citato nella stessa frase insieme a David Fincher devo dire che mi mette in imbarazzo: Fincher è un genio visivo totale e i titoli di testa dei suoi film fanno scuola dai tempi di Seven.
Posso dire che i due video, con i dovuti paragoni, hanno forse in comune la ricerca di un senso di inesorabilità e ossessività dato dall’utilizzo di inquadrature molto strette e claustrofobiche, dall’uso di dettagli non sempre “gradevoli” e dal montaggio serrato. Detto questo, il video di Fincher è pura video-arte, il mio non poteva e non doveva esserlo: lavorare ad un video come questo, che ha più funzioni (deve essere un video musicale, ma anche pubblicizzare una serie, non può essere troppo autoriale e oscuro perché nasce per una televisione mainstream com’è Sky, ma neanche banale o didascalico), è una faccenda delicata: si rischia sempre di scontentare tutti e di non accontentare nessuno.
Considera poi che tempi e budget di queste produzioni sono molto più limitati di quello che comunemente si crede.
Fincher non ha di questi problemi, può spingersi molto oltre e creare nuovi standard mondiali, ma anche Sky Cinema nell’ambito della realtà televisiva italiana è il network più all’avanguardia e mi ha permesso, nei limiti del buon senso, di osare abbastanza. Dopotutto associare visivamente l’ossessione avida e lo spirito criminale di Faccia D’angelo a degli scarafaggi schifosi che brulicano sull’oro penso sia abbastanza coraggioso, no?!

Lo è di sicuro! Il nuovo disco degli Afterhours è un lavoro gestito in completa autoproduzione, veicolando un concetto di indipendenza pieno. Anche il video ha avuto una lavorazione secondo le stesse dinamiche…
È stato molto divertente lavorare con una squadra messa su appositamente dal Direttore creativo di Sky Cinema Roberto Amoroso, che è stato il più grande promotore della collaborazione tra gli Afterhours e Sky. I due fantastici produttori che mi ha affiancato, Sonia Rovai ed Emiliano Martorana, mi hanno permesso di lavorare in modo il più autonomo possibile, in piena sintonia con lo spirito indie degli Afterhours.
Posso dire che lo spirito dell’intera produzione era quello fresco ed entusiasta tipico delle piccole produzioni da film indipendenti, non certo da lavoro routinario televisivo.

La tempesta è in arrivo – Video

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