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Melanconia, istinto ed intimità: intervista a Marco (Ricci) Casa del Mirto

La Casa del Mirto è un luogo davvero accogliente e i suoi inquilini sono tre ragazzi semplici, ironici e brillanti quanto tenaci e in controtendenza, vista la loro passione per l’analogico, il lo-fi e il vintage. Passioni che si esplicano in un sound che guarda con occhio nostalgico al passato e a quella genuinità di valori che va via via affievolendosi col passare degli anni. Li abbiamo incontrati per una chiacchierata virtuale, durante la quale ci hanno parlato della genesi dell loro primo album 1979 e del nuovo lavoro The Nature in uscita a Luglio.

L’album 1979 è un chiaro tuffo nel passato con varie boccate d’aria nel presente. Un passato che si esprime sia nelle sonorità legate al synth pop degli anni ’80 che nello stile vintage della copertina. Me ne parlate?
Se avessimo tre occhi a testa potremmo dirti che due guardano al passato e uno al futuro. Tutte le sonorità che ci hanno accompagnato durante la crescita sono sfociate in questo disco. All’epoca la musica la si ascoltava in modo ingenuo, senza fare distinzioni tra generi e nomi; si immagazzinava e basta. Oggi ci sono troppi stili, molte mode. Si fatica a seguire tutto il panorama musicale. Noi cerchiamo di tenerci aggiornati il più possibile e questo, spero, si sente nei nostri lavori. Ma la malinconia verso il passato ha la meglio, così il risultato si proietta in quello che facciamo. La copertina ritrae me assieme a mia madre. Una foto che amo particolarmente, appena l’ho ritrovata non avevo dubbi su quale dovesse essere l’immagine rappresentativa dell’album.

Come nascono le vostre canzoni?
Le idee nascono fuori dallo studio. Presto molta attenzione a quello che sento dentro. Quando un mood è tanto forte da eclissare quello che c’è attorno, entro in studio e cerco di tradurlo in musica. Solitamente parto non dalla melodia, ma dal suono. Trovato quello inizio a costruire lo “scheletro” del brano. Se l’impresa va a buon fine, ci ritroviamo tutti ad arrangiare e a trasformare l’idea in un brano vero e proprio. Non sempre ci riesce, soprattutto quando si impiega troppo tempo e il mood inizia a prendere un’altra direzione. Alla fine le idee più forti sono quelle che si sviluppano quasi da sole.

Passiamo ai videoclip che voi stessi curate. Mi incuriosisce molto quello di Faces che reputo geniale: ricorda uno di quei videogame con cui si giocava da piccoli. Ci raccontate come prende vita uno dei vostri video?
I nostri video, il più delle volte, cercano di trasmettere le immagini che ci evocano i singoli brani. In realtà ci piacerebbe che venissero curati da persone esterne al gruppo, ma i nostri budget non ce lo permettono. Il video per il quale abbiamo perso più tempo è senza dubbio quello che ci piace meno: The Right Way. Ci imbarazza moltissimo rivederci, sembriamo una boy band sfigata, ma ci siamo promessi di lasciarlo online. Alla fine, tornando al discorso di prima, le idee migliori sono quelle che ti portano via poco tempo.

La vostra musica rimanda ad altri nomi del cosiddetto movimento chillwave internazionale come Neon Indian, Washed Out e Toro Y Moi…
Sì, ma stiamo cercando di allontanarci da quel filone. Ultimamente il nostro suono si sta trasformando in qualcosa di diverso. Tra i nomi che hai citato Toro Y Moi è quello che più ci piace, a livello compositivo è un vero talento. Ascoltiamo anche Washed Out, infatti aspettiamo di sentire il suo nuovo album, che uscirà il giorno del mio compleanno, 12 lugliocoincidenza?!

Cosa pensate dell’ultimo lavoro di Chazwick Bundick (alias Toro Y Moi) ?
Personalmente troviamo il suono del disco precedente più interessante ma, per quanto riguarda la struttura dei brani e gli arrangiamenti, questo disco si piazza su un livello decisamente più alto. Tra i due però quello che ascoltiamo di più rimane Causers of This. In rete si trovano anche molti suoi b-side che meritano di essere ascoltati. Chissà come suonerà il suo prossimo album, secondo me sarà una bomba.

Oltre ad essere musicisti siete anche produttori di voi stessi e di altri gruppi. La vostra etichetta Mashhh! Records adotta come strategia la distribuzione della musica su vinile e musicassetta, oltre alla consueta diffusione su internet, liquidando completamente il cd. Come mai una simile scelta?
Perché siamo testardi! A parte gli scherzi, c’è stato un calo molto rilevante nelle vendite dei cd, la gente preferisce comperare/scaricare gli mp3. Noi siamo amanti del vinile, quindi la scelta di stampare su questo supporto era ovvia. Il suono del vinile è senza dubbio quello che più ci piace, ma ammettiamo che in molti non hanno un nostro disco “fisico” perché non hanno il giradischi. La musicassetta è stata solo un capriccio; è un bel feticcio e non ha costi spropositati. Forse stampiamo anche su cassetta per il discorso precedente sulla malinconia.

Vinile o musicassetta anni ’80 che non può assolutamente mancare alla vostra collezione?
Faith – Cure, Closer –  Joy Division (poiché Unknow Pleasures è del ’79), Who is Afraid Of The Art of Noise – Art Noise. In realtà questi sono i primi che mi sono venuti in mente, dovrei mettermi a spulciare tra i vinili ma la lista diventerebbe troppo lunga! Se mi avessi chiesto degli anni ’90 te li avrei detti tutti a memoria! I dischi che preferisco (ironia della sorte) arrivano fino al 1979 e ripartono dagli anni ’90.

A Luglio esce il vostro nuovo album The Nature che vede tra l’altro la collaborazione di Freddy Ruppert (aka Former Ghosts) in due brani, e di questi Just promise è già in rete e fa ben sperare su quello che ci attende. Qualche anticipazione?
A parte la collaborazione con Former Ghosts ci sarà anche un featuring con Dylan degli Hot Sex and High Finance. The Nature è molto più curato e suonato rispetto a 1979. Il disco precedente era molto intimo e scuro, con The Nature abbiamo voluto ampliare lo “spazio” sonoro e rendere più chiari i mix. Penso che il sound sia maturato parecchio, solo che sono troppo “dentro” questo disco per poterne parlare lucidamente. Forse l’ep Poison, in free download su casadelmirto.bandcamp.com, può darvi qualche indizio, chissà!

Che importanza date ai live e all’incontro con il pubblico? State avendo dei buoni riscontri?
Il live ci diverte parecchio, perché sul palco stravolgiamo completamente i brani e diventiamo quasi noise. Per quanto riguarda i riscontri non ti so rispondere perché, essendo timidi, a fine concerto ci allontaniamo subito dal locale. I concerti aiutano a farsi conoscere e la gente è curiosa di sapere che strumenti suonano i musicisti. Per noi è uno spasso, spero anche per chi ci ascolta!

C’è qualche aspetto della vostra musica che non avete mai raccontato e che vorreste condividere con i nostri lettori?
Potrei raccontarti dei messaggi subliminali, molte nostre produzioni ne sono piene. Provate a trovarli!

Killer haze – Preview

Faces – Video

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