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Ghost trees where to disappear – JoyCut

Giunti al secondo album, dopo un brillante esordio ed un ep che anticipava questa nuova uscita, i JoyCut festeggiano la propria decade di attivismo musicale con un disco che come pochi altri album nostrani riuscirà a far parlare di sé (ma soprattutto riflettere) in terra natia e all’estero.
La passione dei JoyCut è qualcosa di palpabile e facilmente riconoscibile; nella sua storia la band ha sempre veicolato la propria espressione artistica verso tematiche come mai così attuali. Unici in questa coerenza di arte e pensiero, i JoyCut continuano a ricordare a tutti quanto questo mondo sia un dono da accudire e rispettare. Se in The very strange tale of Mr.Man un piccolo e spaesato alieno ci raccontava di ciò che vedeva sul pianeta terra con occhi simili ai nostri, ma molto più disincantati, ora in Ghost trees where to disappear è l’immagine simbolica dell’albero fantasma ad unire le trame di un progetto che vede l’appoggio di molte realtà d’eccellenza, tutte italiane e molto attente alla tematica ambientale (dall’ass. Comuni Virtuosi alla rivista Altraeconomia, sino al colosso Coop).
Tanta bellezza di intenti e purezza di pensiero non sarebbero sufficienti, però, se non sostenute dall’altrettanto solida e dinamica architettura sonora. I JoyCut non hanno mai fatto nulla per nascondere i propri riferimenti musicali ben saldi nel rock wave britannico (per intenderci: tutto il mondo che ruota attorno a Cure e Joy Division) ma in questo nuovo album c’è qualcosa che rende il suono assolutamente personale.
Si percepisce subito, dall’introduttiva 1oPence e dalla successiva Clean Planet, che questo è un disco capace di puntare in alto: basso e batteria che alimentano i crescendo musicali, chitarre ed elettronica che colorano, strutturano e riempono gli spazi siderali che i JoyCut amano dipingere. La melodia è ricercata ed orecchiabile, però mai sfacciata ed artefatta, perchè quello dei JoyCut è un rock che vuole far riflettere i corpi e ballare le menti. GardenGrey e la sua “danza dei perdenti” ne è la più solare rappresentazione, mentre TTG appare come un inno alla consapevolezza delle nostre azioni. Semplici note di piano si alternano a raffiche di chitarra mentre la profonda voce di Pasquale Pezzillo canta “In her eyes there’s a peaceful tree where I climb at night”: l’albero inteso non solo come risorsa naturale da salvare, ma come luogo di rifugio che, in fondo, è capace di salvare noi tutti. Il clima diventa cupo e l’aria irrespirabile nella brutale e splendida Deus: digressioni sonore si fanno liquide ed al contempo taglienti in una lunga apertura strumentale fino al rabbioso sfogo vocale. La lenta e rarefatta GTRC anticipa i quattro intensi e luminosi brani The fall, Apple, Liquid e L@M_S con il loro sound ricco, saturo e variopinto anche grazie all’uso dei cori. Accostamenti sonori vagamente orientaleggianti disegnano nuovi paesaggi in FakeModesty: un inferno di mondo che è caos, inquinamento ambientale e delle coscienze, bugie e l’incapacità di volare. Con W4U, notturna e delicata poesia sonora, si chiude il cerchio tornando da dove si era partiti, sognando alberi fantasma.
Quello dei JoyCut è un progetto unico: la ricerca della modernità musicale si affianca a quella tecnologica rendendo il disco un tramite tra le persone e il mondo che vivono. Il disco non è più un semplice oggetto, non si limita a cantare canzonette, bensì narra da dove viene, com’è fatto, di cosa è fatto… la sua vita, quindi la nostra. Tutto il packaging è realizzato in materiali eco-compatibili, riciclati e riciclabili, inchiostri naturali, colle vegetali; il disco è stato registrato a Londra presso The Premises, il primo studio di registrazione interamente alimentato da energia solare. I JoyCut sono forse la prima band che non cerca la verità nella propria estetica musicale, ma bensì nell’azione collettiva, pungolando e stimolando gli ascoltatori in sane ed ormai indispensabili pratiche ecologiste.
L’uscita digitale del disco ha avuto concomitanza con l’evento di sensibilizzazione verso il risparmio energetico M’illumino di meno, ma anche purtroppo con i più tristi e tragici eventi di ribellione dei popoli del Nord Africa. E’ una strana sensazione ascoltare i versi “C’mon kids, you are the future of our towns” mentre impazzano i video della potenza petrolifera di Gheddafi andare a fuoco per mano di una popolazione libica il cui 50% è di età inferiore ai 15 anni. Fa pensare. Fa rabbrividire. Ed è anche grazie alla musica dei JoyCut che possiamo capire che altre strade ora sono pronte per essere percorse.

Credits

Label: PillowCase Records – 2011

Line-up: Just JoyCut

Tracklist:

  1. 1oPence
  2. CleanPlanet
  3. GardenGrey
  4. TTG
  5. L@M_H
  6. Deus
  7. GTRC
  8. TheFall
  9. Apple
  10. Liquid
  11. L@M_S
  12. FakeModesty
  13. W4U

Links:Sito Ufficiale, MySpace

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