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Immensa profondità emozionale: intervista a Mark Peters (The Engineers)

Si possono scrivere canzoni coniugando l’arte dello sperimentare con la ricerca dell’emotività? Quando riesci a tessere le fila della tradizione ambient di Brian Eno con quella dello space-rock degli Spiritualized tutto è possibile. Stiamo parlando degli Engineers, band che in pochi anni in UK si è imposta a pubblico e critica per una costante crescita nella ricerca del suono. In praise of more è un caleidoscopio di emozioni sonore. LostHighways ha avuto la possibilità di approfondire il progetto con il leader Mark Peters. (In praise of More è in streaming autorizzto; si ringrazia Fabio Vargani – A Buzz Supreme)

Perchè avete scelto In praise of more come titolo del vostro ultimo album?
Il titolo è preso dall’Elogio della follia del filosofo olandese Erasmo da Rotterdam. Ho pensato a tale titolo anche perchè ben riassume il fatto che io sia grato alla costante presenza in me dell’attitudine a creare musica nonostante tutte le difficoltà e gli imprevisti che accadono a chi sceglie questo mestiere.

Ci sono differenze a livello di atmosfere sonore tra il penultimo lavoro Three Fact Fader ed In prase of more?
Ritengo che quest’ultimo lavoro sia caratterizzato da un sound più crepuscolare rispetto al precedente. Three Fact Fader era più sfumato e aggressivo mentre In prase of more ha sonorità più aperte e suggestive.

Cosa ha perso e guadagnato la band con il cambio di line up?
La line up precedente era più incentrata sulle attività di studio, su un approccio molto meticoloso nella costruzione dei singoli brani, mentre l’attuale line up ha un’energia live che spero riesca a catalizzare anche in studio.

Il vostro sound sembra molto ampio, quasi a voler definire atmosfere collegate ad eventi naturali come l’alba, la linea d’orizzonte, il lento movimento delle nuvole nel cielo. Penso anche alle suggestioni dell’artwork…
Sono onorato che la nostra musica sortisca questo effetto. Non vorrei mai realizzare musica dal mood noioso. Voglio creare musica che sia vicina all’elemento artistico che è presente negli eventi naturali che accadono ogni giorno e di non possiamo fare a meno, ma che diamo per scontato. Dovremmo iniziare a sviluppare risposte emozionali davanti a questi eventi per stare meglio.

Cosa ha ispirato i testi di In praise of more?
Cambiamenti nella mia vita e nelle vite delle persone intorno a me. Perdita di persone molto vicine e la sensazione che di dover perdere qualcuno anche se è ancora lì con te.

Quale canzone di In praise of more preferisci e perchè?
What it’s worth è la mia preferita perchè ben sintetizza le atmosfere dell’intero album ed ha il classico Engineers sound.

Tre parole per descrivere la vostra musica?
Vasta. Alta. Densa.

Quanto è importante sperimentare nel processo creativo?
Penso che sia l’unico approccio per creare musica. La mia idea è quella di essere sempre più sperimentali, di sviluppare un suono che diventi sempre più sperimentale di album in album. Certamente questa è la forza di una band come la nostra e mai ci accontenteremo di scrivere semplici canzoni pop.

Quale famosa band vi piacerebbe supportare in un loro tour?
The orb and David Gilmour, se suonassero live!

Avete in previsione qualche data in Italia?
Non ancora, ma ci piacerebbe se qualche promoter ci contattasse per organizzarne qualcuna.

Cosa ne pensi dei social network come principale canale di promozione per le band?
Penso che siano diventati il principale canale di promozione, sia se sei una band emergente o gli U2. Tutti oggi si collegano al Facebook o al MySpace di una band per essere aggiornati sulle ultime news relative ai dischi ed alle date live.

In praise of More – Preview

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