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Il rumore della luce dietro un sorriso: Claudio Domestico & friends @ Doria 83 (NA) 07/11/10

epo-claudio2Giorni d’estate indiana d’improvviso musicati da una pioggia leggera in una sera stanca e silenziosa. Da immaginarci un po’ il mare sull’asfalto bagnato del quartiere Vomero. Da contarci a fatica le stelle sul cielo basso di quella collina.
Raggiungi l’ingresso del Doria 83 dove ti accoglie qualcuno che, da qualche anno, sta provando a fare della buona musica in città. Con tutti i limiti del caso, è ovvio. Perché Napoli non è facile, è una donna bastarda e spesso bugiarda. Eppure sono quegli stessi limiti contestuali a rendere davvero apprezzabili gli sforzi e l’impegno del direttore artistico Michele De Finis. Il tempo di una piccola fila per entrare e lo vedi lì, poco distante. Claudio Domestico, stretto nella sua giacca e cordiale in quella malinconia dello sguardo che racconta la sua verità di cantautore raro.

Lo osservi e ancora una volta appare così discreta e umile la grandezza che si porta dentro, spontaneo e pulito come un raggio di luna che altro non può… se non farsi strada piano, per attraversare la notte. Lui non è uno dei tanti. Non uno che bara col clamore. Non uno che inventa il ruolo delle occorrenze e si costruisce uno spessore. Non uno che ha bisogno di travestimenti e illusionismi studiati. Lui ha solo una chitarra, una voce delicata e rugosa, d’istinto blues e di velluto folk, e poi una polvere di parole intime e morbide nelle tasche. Se lancia quella polvere, pretende il silenzio e la luce fioca di una bolla acustica. Gli guardi le dita sulle corde, gli occhi chiusi in viaggio verso un’intonazione calda e incantevole. Gli conti i versi che si dispongono in architetture di memorande vene. Sarebbe stato a suo agio con Nick Drake ed Elliot Smith. Lui, sì.
Reduce dal fortunato progetto Arm on stage, è a Napoli che torna. Ed è per tutti un’occasione da non mancare. Stasera sul palco un po’ è solo, un po’ se la gode con gli amici di una scena partenopea che resiste: Dario Sansone e Ennio Frongillo dei Foja; Lelio Morra e Gian Marco Libeccio (JFK&La sua bella bionda); Carlo Graziano (Gnut); gli EPO, che restano un’attesa che non ha mai abbandonato nessuno, lo pensi quando smuovono le prima note di In cattività e lasciano intendere che il loro sarà presto un ritorno vincente.
claudio2Un po’ la fanno da padrone le canzoni di Domestico, un po’ quelle degli altri. Smorza i toni, alleggerisce le atmosfere con quelle battute che fanno sorridere e partecipare un pubblico particolarmente coinvolto. I momenti più intensi hanno rivelato qualche inedito e il titolo del secondo disco dei suoi Gnut: dopo tre anni dall’esordio segnato dallo splendido DiVento, arriverà la prossima primavera Il rumore della luce. Fermarsi e farsi attraversare dalla titletarck vuol dire entrare in punta di piedi in un dolore immenso e in un flusso di una sensibilità fragilissima e diamantina. Troppo tempo e Credevo male confermano un talento bello che conosce una capacità di interpretazione trasparente come può solo il vissuto che scorre sulla pelle senza troppe difese.
Trova spazio la cover perfetta di Know di quel Nick Drake di cui racconta con ironia la storia troppo breve. E trova spazio l’apprezzatissima Esistere, il pubblico lo accompagna in un coro che è riflesso di un affetto sincero per una delle voci più meritevoli di Napoli, e non solo.
Incontri Claudio e le sue canzoni e lo senti… quel rumore della luce dietro il suo sorriso stanco, ma non arreso. (Foto di Federica Di Lorenzo)

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