Dopo tre anni dal disco d’esordio Thirst For Romance, tornano i Cherry Ghost che pur nel loro semi-anonimato hanno pur sempre vinto un premio Ivor Novello per miglior brano contemporaneo (People Help the People), partecipato alla trasmissione Jool’s Holland, scalato le chart inglesi fino al ventisettesimo posto e supportato i tour di Doves e Amy Winehouse. Come in passato, anche questa volta la produzione è affidata a Dan Austin (Doves, Massive Attack) che mette la sua esperienza al servizio di un pop raffinato, emotivamente sensibile, incantevole e mai banale. Non si può dire che i risultati non si vedano. Kissing Strangers possiede la deliziosità amabile e un po’ melensa del singolone perfetto per la colonna sonora di un film romantico a lieto fine. Tutto funziona come in una perfetta pop machine. Batteria e basso scolpiscono l’andamento ritmico dei brani mentre la chitarra ricama intarsi preziosi, gli archi cullano con grazia e i synth levigano tutto rendendolo più molliccio. È curioso notare come questi brani sembrino partire sempre da un nucleo minimale per poi accrescersi, infoltirsi di nuovi strumenti, nuove decorazioni e nuove melodie. We Sleep on Stones è perciò un pezzo che cresce col tempo e si riempie di suoni progressivamente, in modo tale che il ritmo sostenuto dell’inizio possa trasformarsi in pura melodia, mentre A Month of Mornings si fa apprezzare per le sue virate armoniche a imbellire la struttura base. Davvero ottima è la capacità di creare, su queste strutture, un sound che amalgama tutte le piccole porzioni che lo compongono e nel quale ci si può perdere inebriati. La marciante Black Fang è animata da un flusso sonoro sorretto da una chitarra ipnotica che si popola di gocce distillate di pianoforte e ricami melodici cuciti dai synth, mentre Only a Mother si tinge di quell’allegria andante che ti mette di buon umore. Ma i Cherry Ghost si fanno apprezzare soprattutto dal punto di vista emozionale. Le due ballads consecutive My God Betrays e Barberini Square sono due autentici capolavori. La prima, registrata completamente dal vivo e in presa diretta, è incredibilmente contemplativa e malinconica: una chitarra essenziale, la melodia vocale che penetra nel profondo e avvince mentre tutto intorno cresce in una confusione dei sensi; a seconda cala le luci sulle sfavillanti luminosità pop che diventano giallo ocra, tingono la notte di quelle tonalità bagnate della malinconia, del ricordo, dei pensieri isolati, tra il rumore di sottofondo della città che vive il suo tramonto, gli archi danzano attraverso gli sprazzi di luce giallognola e la nebbiolina notturna e stendono ammalianti. L’interpretazione di Simon Aldred è così sentita da commuovere. In tutto il lavoro la voce sembra sempre filtrata attraverso un apparecchio radio/telefonico, è un effetto straniante che raggiunge l’estasi quando la voce stessa si abbandona ai propri lasciti emozionali sulla scansione di una drum machine terzinata nella radioheadiana Diamond in the Grind. Stupisce la conclusiva Strays, la quale mostra estemporanee suggestioni da chamber orchestra.
Certo è da rilevare il pregio della scrittura di Simon Aldred che esclude questi brani dal ruolo facilmente aspirabile di semplice passatempo per cuori malinconici riuscendo a donargli una personalità. I suoni sono molto buoni, apprezzabili soprattutto i synth e l’uso interessantissimo che viene fatto delle chitarre. Gli arrangiamenti lodevoli, niente di trascendentale ma è ottima la qualità soprattutto negli incastri e nell’uso degli archi sia come tappeti trascinanti che come melodie fugaci. Tutte qualità che rendono questo Beneath This Burning Shoreline davvero un ottimo disco. Onore e merito a questa bella realtà inglese.
Credits
Label: Heavenly – 2010
Line-up: Simon Aldred (voce, chitarra) – Jim Rhodes (chitarra) – Ben Parsons (tastiere) – Phill Anderson (basso) – Grenville Harrop (batteria)
Tracklist:
- We Sleep On Stones
- A Month of Mornings
- Kissing Strangers
- Conquered part 1
- Only a Mother
- The Night The Buried Sadie Clay
- My God Betrays
- Barberini Square
- Conquered Part 2
- BlackFang
- Luddite
- Diamond In The Grind
- Strays
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