Home / Editoriali / Quei cuori rossi: Rockalvi Festival@Calvizzano (NA) 17-18/09/10

Quei cuori rossi: Rockalvi Festival@Calvizzano (NA) 17-18/09/10

rockalvilive00110L’una di notte appena passata, visi stanchi, ma rischiarati dalla pienezza di giornate intense e ricche di condivisione.
Musica, partecipazione, voglia di esserci. Beneficenza. Dalla storia della piccola Camilla (affetta da Microcefalia con ipoplasia ponte cerebrale e sindrome di West) all’impegno per tanti bimbi affetti da malattie rare: L’Associazione Camilla la stella che brilla ONLUS (nata nel dicembre 2008) ha sempre lottato: dal sostegno all’Associazione ELA (www.elaitalia.it) al supporto per l’apertura ad Ostia del Centro Francesco Pio, primo centro italiano specializzato in tecniche riabilitative d’avanguardia (Metodo Therasuit / Oral Motor Therapy), in collaborazione con l’Associazione ANABACE (www.anabace.it), al contributo e stanziamento fondi per i cicli di fisioterapie
Rockalvi, un parcheggio nell’area nord di Napoli, Calvizzano, periferia difficile. Realtà scomoda.
Difficile sembra anche arrivarci, ci si perde per una, due strade.

Poi su di una, vuota e anonima, si apre d’improvviso l’ingresso. Fa ancora caldo negli ultimi giorni d’estate, ma l’aria sembra, con l’umido, essersi caricata di un’elettricità impalpabile e  vivissima.
I sorrisi luminosi delle ragazze che danno il benvenuto, i depliants con la storia del festival, la storia di una bambina… la storia di tutti noi.
Sono quasi le 22.00, il Rockalvi s’accende come gli occhi luminosi di Camilla.
Sul palco Alex Infascelli introduce il primo gruppo, parole, le sue, che sanno dipingere con cadenza musicale e forza evocativa il significato di ogni nome.
Alex ha visto Camilla, la luce dei suoi occhi di bimba.
Primo gruppo i Bar Noir.
rockalvilive0210Segue Giuliano Dottori. Solo, insieme alla sua chitarra. Solo, con la grandezza della sua musica.
Qualche pezzo ad occhi chiusi, occhi che sembrano immergersi e trasportare tutti in un mondo onirico altro. La voce è struggente, pacata e calda al tempo stesso. Concede il regalo di un pezzo inedito, tanto da non aver ancora un titolo “ma arriverà”. Arriverà, così come arrivano Chiudi l’emergenza nello specchio e Tenerti stretto un ricordo, brano intenso, quest’ultimo che riesce in ciò che sembrerebbe impossibile: creare il silenzio col suono, la musica… è silenzio interiore, appagamento calmo, completezza che sembra fissarsi nell’aria, sulle cose, fra le persone. Nel cuore del vulcano vede l’accompagnamento straordinario della viola di Enrico Falbo. Il rock non è solo una categoria, è uno stadio emozionale. Giuliano saluta con un sorriso pulito e fermo e sembra che il tempo sospeso sia volato, ma quei suoni, il significato dolce e malinconico di quelle parole si sono sedimentati dentro.
Il tempo di una birra, l’allegria delle chiacchiere con gli amici che s’intravedono e si riconoscono fra luce e penombra.
Il Cielo di Bagdad. Melodie di un postrock strumentale dalla semplicità cristallina sottolineate dalla viola di Enrico Falbo, musica che è natura. E acqua, vento e fuoco che diventano musica.
Cambio di registro, rap sociale per gli ‘A67 di cui resta impressa la decisa cover di Giorgio Gaber. Con un carattere lucido gli ‘A67 si fanno portavoce della realtà degradata e sfruttata della nostra terra.
Alex è di nuovo sul palco, pause e parole come i sognanti e ipnotici racconti dell’infanzia, sa creare attesa, evocare immagini dalle parole, parole che diventano un gioco sapiente con cui chiamare in scena gli headliner della prima serata.
C’era un nuotatore italiano dalla vita girovaga, Sudamerica, Stati Uniti, Italia nuovamente, qui si ritrova attore. Qualcuno intuisce. I più giovani non sanno. All’origine del rock c’è il blues, Carlo Pedersoli ama Spencer Tracy e la birra Bud. Va di assonaze, Alex.
rockalvilive0310Salgono sul palco i Bud Spencer Blues Explosion.
Subito una deflagrazione di potenza musicale e presenza scenica investe il pubblico, conquistato e coinvolto da un’energia adrenalinica dall’impatto sonoro  fortissimo.
Al ritmo incessante di una batteria suonata con virtuosismo esplosivo da Cesare Petulicchio  fa eco il talento chitarristico di Adriano Viterbini in un gioco di richiami di potente vigore. Un blues istintivo tinto di grunge dalla carica irresistibile.
Così la prima serata del Rockalvi si chiude con lo straoridario duo romano.

E’ un settembre caldo, ma folate improvvise di vento scompigliano i volantini con la storia dell’associazione, durante la seconda serata.
All’accoglienza le spilline del festival e la splendida locandina speciale, omaggio di Creative Studio, i nomi delle band che dondolano quasi incerti come le prime lettere dei bambini… perché Rockalvi è innanzitutto questo: raccolta di fondi per i bambini affetti da malattie rare come Camilla.
Dietro un campanile in fiamme… la musica è passione… arde… è fuoco!

Ad aprire la seconda ed ultima serata sono i The Trick, band locale. Segue il Vortice, realtà affermata della scena campana. Michele De Finis  voce e chitarra, Massimo Nappi basso, Alessio Sica batteria, sonorità post grunge con potenti riff di chitarra. Testi scuri.
Manas Trayati: liberare la mente. The mantra ATSMM.
Post-rock suggestivo che prepara la scena ai JoyCut.
rockalvilive0410I cinque ragazzi della band bolognese salgono sul palco con piglio sicuro. Le luci ancora accese giocano con i colori vivi di indaco, celeste e blu dei vestiti di Pasco Pezzillo, quasi anticipano, sinesteticamente, le sonorità brit che li caratterizzano come una  piovosa giornata londinese.
Le luci calano in un silenzio denso d’attesa che pervade tutti. Il frontman ha carisma, lo si percepisce solo a guardarlo, gli altri componenti del gruppo non sono da meno e lo dimostrano. Pochi attimi e il palco s’incendia di un rock intenso, venato di new-wave, elettronica e psichedelia. Non siamo più qui, ma da qualche parte in giro per il mondo a respirare un sound energico di matrice internazionale. Potenza strumentale a cui i ragazzi affiancano una presenza scenica fortissima. Il pubblico ne è conquistato.
Per il finale gli Almamegretta.
Ritmo dub primordiale e trascinante. Coleman  vive il palco con incredibile carica espressiva, nella sua performance c’è il linguaggio di un dialetto, quello napoletano, che diviene universale forma di scambio per le influenze arabe e mediterranee della loro musica.
E’ l’una di notte… visi stanchi, ma sereni, distesi dalla pienezza delle emozioni vissute.
Solo perdersi aiuta a scoprire la bellezza del ritrovarsi, il ritorno è fatto di strade ora conosciute, la strada anonima adesso è via Aldo Moro.
Calvizzano è luogo di consapevolezza, è lotta per costruire  un futuro che sia fatto di scelte nostre. Calvizzano e il palco del Rockalvi sono il proscenio della fiera protesta del  Presidio contro la discarica di Chiaiano e Marano. Calvizzano è l’occasione di una sinergia tra forze sane del terrirotio: LostHighways, Campania Rock, Freak Out, Nano, FarciSentire, BulbArt.
Calvizzano è voglia di riappropriazione di spazi sciupati e feriti, che in due notti hanno brillato nei sorrisi di organizzatori, pubblico, staff e artisti, negli occhi di Camilla e di tutti quelli che sanno fare in modo che l’arte, la musica possano tracciare strade che, unendosi per solchi sicuri, conducano a casa. (Lost Gallery)

Ti potrebbe interessare...

Benvegnù intervista

In fuga dalla carovana dei cortigiani, intervista a Paolo Benvegnù

Le conversazioni, quelle belle. Le occasioni commoventi di incontrare, tangendole, le curve perfette della personalità …

Leave a Reply