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Distesi fra le nuvole: intervista agli Intercity

intercity03Ogni giorno spuntano miriadi di dischi ma a pochi ci si affeziona.  Poi ci si inbatte in Grand piano, disco d’esordio degli Intercity (alter-ego italiano degli Edwood). Un disco in  free-download che si apprezza nella sua interezza. E’ un lavoro fragile e duro che ha gli occhi dritti verso l’orizzonte per sognare e il naso pronto a sentire gli acri profumi della realtà vicina. Delicate onde di suono. Crude parole per descrivere l’estate della nostra vita. Ci sono associazioni, immagini dello scorrere della vita che possono essere scolpite solo in canzoni. Grand piano è stato acclamato da tutta la critica. Ha dato una veste nuova al gruppo di Brescia che da anni è uno dei veri ed interessanti volti dell’indie-pop italiano. LostHighways ha voluto approfondire questo nuovo progetto con il leader Fabio.

Come accade che un gruppo consolidato come gli Edwood decida di cambiare pelle e di sposare la lingua italiana per dar vita al nuovo progetto Intercity?
Edwood ha una vita a sé, simile, ma quantomeno alternativa ad Intercity e infatti ci piacerebbe lavorare su  un nuovo album al più presto, semplicemente così ci piaceva sposare una nuova filosofia e ripartire daccapo, considerando poi che ci hanno raggiunto Anna alla chitarra e voce e Fausto alle tastiere è stato ancora più naturale il cambiamento

Le liriche di Grand Piano sono introspettive  e dal mood malinconico alla Edwood, ma sono anche colorate di immagini più crude e dirette, quasi a non voler tralasciare nessun aspetto della realtà che ci circonda e che influenza non poco il nostro stato d’animo…
Molte di queste sono nate durante e dopo un viaggio on the road in Europa e unite agli stati d’animo e ai ricordi autobiografici, sono nate in maniera molto istintiva.

Come sono nate Caterpillar music e Grand piano?
Mi fa piacere che noti questi due pezzi, perché sono tra i miei preferiti. Musicalmente sono nate, come tutte, molto scarne: chitarra e voce, dopodichè arricchite di tutte gli arrangiamenti, tra l’altro abbiamo anche le versioni in inglese.

Gli arrangiamenti sono in sintonia perfetta con le atmosfere dei testi. Si denota una certa naturalezza negli accostamenti sonori, la stratificazione di suoni non è mai barocca. Gli Intercity sono la consapevolezza degli Edwood di aver raggiunto l’equilibrio ricercato della canzone pop italiana?
Speriamo, noi ci proviamo a fare del nostro meglio ogni volta, diamo sempre una nostra interpretazione alla materia pop-rock, mi rendo conto che può piacere, come no, ma è comunque sempre molto spontanea e non condizionata.

Perché la scelta del free-download per un album di alta qualità come il vostro?
Ormai è un dato di fatto che i dischi non si vendano più, sono un bellissimo souvenir da post concerto, un ricordo di una bella serata e un tributo ad un artsta che ti ha colpito, che ti ha regalato delle emozioni. Ormai la parola d’ordine è mp3 e più si è comodi nel far reperire il disco e, a nostro avviso, meglio è, da qui la scelta di metterlo in free dwonload dal nostro MySpace.  C’è sempre la copia fisica, per chi è affezzionato al formato tradizionale.

La scelta della copertina di Grand piano con un puro riferimento a Le violon d’Ingres di Man Ray sembra testimoniare che la vostra musica è frutto delle emozioni che fuoriescono dalla cassa armonica del corpo umano…
La foto esisteva già, è come dici bene tu, è il remake della foto conosciuta di Man Ray. Il soggetto è Anna Viganò (la nostra cantante-chitarrista), lo scatto risale ad un paio di anni fa, a noi è piaciuta molto, l’ha sempre usata per i suoi account sui vai social network e così è stato immediato utilizzarla per la copertina.

Mentre in Punk music during the sleep l’elemento dell’acqua era legato al lago adesso si è spostato al mare. Cos’è il mare nel flusso di coscienza degli Intercity?
Nati sul lago, siamo legati all’acqua, per non ripeterci, questa volta acqua salata! A parte gli scherzi, il mare ha sempre questa valenza poetica che è bello rispolverare e mi fa piacere che sia venuta fuori.

intercity2Quali sono i gruppi italiani indipendenti odierni a cui guardate con ammirazione?
Sicuramente i PGR, trovo che abbiano fatto un disco meraviglioso, il loro più bello dai tempi dei CCCP, forse esagero, ma non credo di esserci distante. Adoro Pacifico, che non è proprio indie, ma ha l’attitudine indie, i grandi A toys orchestra per la bravura e la gentilezza, Il Teatro degli Orrori, gli Offlaga e i Giardini di Mirò… sicuramente.

Gli ultimi cinque dischi acquistati con soddisfazione?
Qui casca l’asino, credo siano anni che non compro un disco, tutto download, li ho sempre acquistati, ma appunto da un paio d’anni a questa parte, figlio del cambiamento, mi sono adeguato e abituato ad avere su un cd almeno 10 album e pensa te che mi suona quasi fastidioso, quando m’imbatto in un disco originale dover ascoltare un solo album su un unico supporto.

Grand piano – Preview

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