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Nell’oceano delle sensazioni umane guidati dall’oscura volontà delle stelle: intervista agli Have a nice life

have_a_nice_life_-_inter01Definito dagli stessi Tim Macuga e Dan Barrett come “the most de pressing record in the history of music”, Deathconsciousness è un disco immenso e capace di dare forma e sostanza a tutti i sentimenti più reconditi dell’animo umano inquieto, caleidoscopio musicale di quelle strade che quasi mai vengono rischiarate dalla luce del sole. Con un art work monumentale (interamente a mano) e un libretto di 75 pagine creato da un professore universitario che commenta il forte simbolismo religioso intriso nelle liriche, si staglia come un gioiello fantasma, senza luogo e senza tempo. Deathconsciousness è un disco notturno. È introspezione, meditazione, esperienza di vite; è sentimento, angoscia, ansia, malinconia, tormento, rabbia, disperazione, rassegnazione. Consapevolezza. Morte. E’ un ritratto di anime fluttuanti. E’ l’essenza del dark.
LostHighways ha scelto comunque di percorrerle, non potendo restare estranei al lavoro impressionante di questi due ragazzi americani, per provare ad entrare ancora più a fondo nel loro cupo universo.

Com’è nato il progetto Have a Nice Life?
Tim: In breve, io e Dan condividiamo un simile desiderio di controllare le cose (sebbene non ci riusciamo sempre). Linguaggi, discussioni, discorsi sulla storia… Consciamente o no la band appaga i nostri rispettivi bisogni di dominare l’ansia.
Dan: Ci conoscemmo al college. Avevamo gusti molto simili e iniziammo suonando insieme pezzi acustici. Il progetto è proprio un’evoluzio nenegli anni di questo incontro.

Provenite da esperienze black metal, ma Deathconsciousness è un concept (riassuntivo dell’essenza della musica dark) definito da voi stessi “il lavoro più deprimente della storia della musica”. Nei testi si parla di morte, dello scorrere inesorabile del tempo, ma c’è anche tanto simbolismo religioso, potete spiegarmi da quali suggestioni musicali e letterarie nasce tutto ciò?
Tim: Abbiamo studiato entrambi storia perciò siamo sempre pieni di cose orribili su cui discutere. Personalmente i miei contributi musicali all’album sono fortemente influenzati da Swans, i lavori dei Cure dei primi anni ’80 e Burzum.
Dan: Fondamentalmente, molte letture, molti ascolti dei Sister of Mercy. Have a Nice Life diventa ogni cosa di nostro interesse. Il nostro ultimo album era sulla morte, il nostro prossimo album sarà sui fantasmi. In America è difficile prescindere dal simbolismo religioso, è ovunque. È nel linguaggio che parla la gente e diviene il linguaggio dell’arte, che tu lo voglia o no. Abbiamo avuto alcune esperienze di vita difficile, e il disco e i nostri interessi sono espressione di ciò.

Considerata tale visione della vita, perchè il nome Have a nice Life?
Dan :Abbiamo senso dell’humor e abbiamo il desiderio di vivere le nostre vite nel modo che crediamo migliore, nonostante tutto.
Tim : è una seria sfida.

Noto una cura straordinaria nel costruire i suoni, le atmosfere e soprattutto le voci. Cosa significa aver lavorato per cinque anni a questo progetto?
Dan: Cinque anni vogliono dire che molte di queste canzoni sono partite dalla chitarra acustica… e, man mano che il tempo andava avanti, che sviluppavamo il nostro sound, che aggiungevamo più strumenti etc, diventavano qualcos’altro. Tutte le nostre canzoni si sono sviluppate attraverso lunghi periodi di tempo. Noi ci lavoriamo su, le mettiamo da parte e poi ci torniamo. I pezzi non finiscono come sono iniziati. È un modo caotico di lavorare, ma è proprio quello che funziona per noi. Nulla è mai pronto per noi. Cambiamo sempre tutto.

have_a_nice_life_-_inter02Deathconsciousness suona al di fuori di ogni moda, complice anche la produzione lo fi e home made. Cosa vuol dire autoprodursi un disco al giorno d’oggi, nell’era delle digitalizzazione?
Tim: Il mio approccio personale alla strumentazione è parte dell’espressione quanto la composizione vera e propria. Come la fotografia.
Dan: La band Have a nice life è inseparabile dal modo in cui noi facciamo musica e dall’approccio nei riguardi di tutto ciò che ha a che vedere con esso. Siamo una band punk rock. Facciamo tutto da soli o con le persone che vogliamo. Proviamo a mantenere tutto intimo, personale. In questo modo non abbiamo bisogno di trovare gente a cui piacciano le stesse cose che facciamo noi. Non vogliamo avere un ritorno economico. Facciamo soltanto quello che vogliamo e se c’è qualcosa di non popolare o fuori moda o noioso per molte persone, va bene per noi.

Voi stessi avete dichiarato che la vostra musica è troppo brutale per la pagina MySpace. Cosa pensate delle potenzialità dello streaming e di internet per la diffusione della musica?
Dan: Internet è il “luogo” in cui gestiamo la nostra etichetta, per la maggior parte. E’ uno strumento potente, e penso che la gente non lo usi abbastanza. Ci sono così tanti spazi per nuove cose eccitanti, ma io non credo che la gente sia ancora pienamente consapevole di questo. Canali come MySpace sono ok, ma ci dovrebbero essere più etichette. Realizzare dischi è così facile adesso. Molta gente ha bisogno di qualcuno che investa nella propria arte e nella sua distribuzione piuttosto che usare internet come una delega per i modi standard di fare affari.

Come mai il disco è disponibile soltanto dal sito della vostra etichetta?
Dan: Tutti i cd erano dipinti e messi insieme a mano, ed è stato un grandissimo lavoro portarli a termine. Ho impiegato tutto il mio tempo a confezionare i dischi invece di fare musica o sviluppare l’etichetta. Perciò Deathconsciousness è andato fuori stampa e noi l’abbiamo reso disponibile tramite il download a 5 dollari, che credo sia onesto. Se la gente vuole supportarci, può farlo. Altrimenti spero che la gente scarichi il disco e se lo goda. A mio parere offriamo abbastanza qualità nel download e il pubblico sarà entusiasta di comprarlo, se lo capisce. Se no, è fantastico lo stesso.

Il booklet di 80 pagine è stato realizzato da un professore universitario che ha studiato e commentato il simbolismo intriso nei vostri testi; anche la scelta de La Morte di Marat come copertina sembra simbolica. Puoi dirmi qualcosa riguardo l’art-work?
Tim: La scelta de La morte di Marat è avenuta abbastanza a ridosso della realizzazione. L’ho visto e immediatamente l’ho voluto come copertina. L’idea di far specchiare l’immagine è arrivata nel momento in cui abbiamo pensato di dividere l’album in due dischi; ho sperimentato con un simile immaginario in alcuni altri lavori e ho pensato che si adattasse bene. Il booklet è arrivato prima; volevamo qualcosa per aiutare il disco a spiccare e per dare alla gente disponibile a spendere forze e tempo nel disco un livello più profondo di comprensione e godimento. La confezione è veramente importante per noi. Il disco come cosa fisica è stato spazzato via dalla nascita degli mp3. Noi vogliamo dare qualcosa di speciale a coloro che collezionano cd e lp. Vogliamo che i nostri album abbiano un bell’ aspetto, per sentirli speciali.

dccoverCi saranno esibizioni live?
Dan: Ci stiamo lavorando. Siamo entrambi molto occupati fuori dalla band, ma è qualcosa che vogliamo veramente fare.

Cosa accadrà nel futuro degli Have a Nice Life?
Tim: Al momento siamo nel lento processo di decostruire tutto quello che conosciamo riguardo la composizione, la forma, il canone, la ripetizione e il tempo, musicalmente e al di là della musica.
Dan: Deathconsciousness sarà ristampato dalla tUMULt Records quest’anno, con alcune canzoni extra. Siamo anche in procinto di realizzare una piccola tiratura in vinile. Oltre questo stiamo lavorando a due nuovi dischi, intitolati The Devil e The Unnatural World, ma non so quando sarannoultimati. Ci prendeno molto tempo e siamo molto eccitati per il materiale che abbiamo adesso.

Bloodhail – Preview

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