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The Pains of Being Pure at Heart – The Pains of Being Pure at Heart

thepainsofbeingpureatheartLa giostra dei dolci eccessi, giusto per evitare di maledire, almeno per una notte, l’esser così fottutamente sensibili, quindi sfigati. Il disimpegno, ma anche di più, la smisurata voglia di esserci e basta, senza orpelli nè pensieri lunghi sulla fronte, protagonisti in luce o in ombra di se stessi. La formula è sempre la stessa, lo sappiamo, ma per i nostalgici dei tempi in cui l’indie era soprattutto sciatto ma aggraziatissimo disimpegno ed evasione fluida arrivano questi quattro ragazzi newyorkesi, quattro cuori puri ancora desiderosi di fregarsene del mondo, capitanati da Kip Berman e dagli occhi a mandorla di Peggy Wang. The Pains of Being Pure at Heart ovvero l’autenticità elevata ancora a feticcio generazionale. Ed il loro esordio è un ricettario che colleziona vent’anni di movenze indie pop, di rumore a colare come cioccolato fondente su melodie appiccicose, tra il twee pop scozzese degli ultimi anni ’80 ed il piglio energico e sognante degli shoegazer, tra un dolciastro e velato intimismo d’antan ed una spiazzante energia power pop. Alcuni brani, in effetti, sembrano caramellare i My Bloody Valentine sotto ondate chitarrose di glassa (l’irresistibile cavalcata di Come Saturday, la love song spensierata  di Everything With You o il garage pop  di Hey Paul), o fuzzare oltremodo, ma senza mai strafare, le filastrocche più dolci dei Belle and Sebastian quanto dei Talulah Gosh (come nel freschissimo ritornello di Stay Alive). This Love is Fucking Right è l’ennesimo ritornello scanzonato e adolescenziale imbevuto di adrenalina (“In a dark room we can do just as we like / you’re my sister, and this love is fucking right!). Con la new wave dietro l’angolo brani come The Tenure Itch o la scorrevolissima Young Adult Friction sembrano classici ritrovati, devoti sia al melodiare luminoso degli Smiths (soprattutto nella voce di lui) quanto allo schitarrare luccicante dei primissimi Stereolab. A Teenager Love è il pezzettone di fragola nel cocktail che stai sorseggiando, un brano indie che profuma di quel classico, col suo andamento stoppato e il suo ammiccare spudoratamente agli anni ’80, con un sapore quasi da festa di fine anno al college. A chiudere il disco la filastrocca rallentata in salsa noise di Gentle Sons. Nessuno dei dieci brani si lascia ricordare particolarmente a dispetto degli altri, ma tutti sono dotati di un’ottima orecchiabilità e del giusto mix di energia melodica e arrangiamento, quanto basta per entrare subito in testa e nelle gambe. Probabilmente è proprio la capacità di grande amalgama e l’attitudine di arrivare dritti a meta ad esser davvero degne di nota e a condurre un disco di semplici canzoni pop ad essere una grande attesa e non solo negli Stati Uniti. Non si propone nulla di innovativo da queste parti, infatti, ma nonostante tutto, questo dei The Pains of Being Pure at Heart è un disco di canzoni che semplicemente fanno bene al cuore e che fanno pensare come ancora oggi l’indie pop conservi nella sua cesta un bel po’ di chiccherie per chi ne sa ancora essere goloso.

Credits

Label: Slumberland- 2009

Line-up: Alex Naidus (bass) – Kip Berman (vocals, guitar) – Kurt Feldman (drums) – Peggy Wang (keyboards, vocals)

Tracklist:

  1. Contender
  2. Come Saturday
  3. Young Adult Friction
  4. This Love Is Fucking Right
  5. The Tenure Itch
  6. Stay Alive
  7. Everything With You
  8. A Teenager in Love
  9. Hey Paul
  10. Gentle Sons

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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