Home / Editoriali / Se credo a ciò che sento/E’ tutto così limpido: Fabrizio Coppola, Giuliano Dottori, Daniele Tenca @ Circolo Arci Pintupi (LC) 27/09/08

Se credo a ciò che sento/E’ tutto così limpido: Fabrizio Coppola, Giuliano Dottori, Daniele Tenca @ Circolo Arci Pintupi (LC) 27/09/08

L’aria punge guance e mani eppure finisci per non sentirlo, questo freddo quasi innaturale per un sabato di fine settembre. Il palco è all’aperto, una bocca di colori spalancata sotto un piccolo angolo di cielo autunnale, ma nessuno pare curarsene, come se la musica, da sola, potesse re-inventare il tepore delle sere d’estate,  quelle da ricordare. E la musica ci riesce: s’inventa un falò d’energie e di gesti che scalda, occasione d’amicizia e stupori che accende sapori nostrani ed emozione.
Venere, con i propri miti d’amore e bellezza, pare vegliare sui minuti, uno ad uno, accomodandoli al gusto delle affinità, al piacere dello scambio.
Un giorno speciale, questo, lo si sente nell’aria: nascere sotto il segno della bilancia, simbolo di giustizia ed equilibrio, del passaggio dall’esperienza individuale a quella sociale, non deve essere accaduto per caso, non per il Circolo Pintupi, che oggi festeggia il suo terzo compleanno.

Sbircio le facce e gli entusiasmi che animano le quinte, il mixer, le cucine, il bar; conto i passi sullo sterrato e li vedo moltiplicarsi: una serata speciale, questa, basta annusarne gli umori, i sorrisi; basta porgere cuore ed ascolto a quanto deve accadere, alla musica, lasciando che ti accada attraverso.
Fabrizio Coppola scrive auguri nell’aria con la bella calligrafia, la confidenza elettrica di Tutto resta uguale, ci dedica Liquido sfumandone le tinte d’armonica, sveste La città che muore e ce la canta, nuda, come mirando al centro, alla bocca dello stomaco. Cerco ancora te ospita l’ironia delle truffe d’amore con la sottile complicità di Giuliano DottoriAntenne capta un impeto e ne indovina la forma nel plettro connivente di Daniele Tenca. La chitarra di Volontà è un desiderio che scuote, che pungola il gusto, le attenzioni, lasciando sul palco un testimone di palpiti. Giuliano Dottori lo raccoglie, con il tatto garbato ma prepotente di Rancori e segreti , con l’onestà che ubriaca di Ogni giorno, spalleggiato dai battere e dai levare di batteria e basso. Endorfina è somma di corde, di voci: Giuliano e Fabrizio ci giocano, lasciando che respiri come le viene, liberandola. Something in My Eye (Ed Harcourt) e Tenerti stretto un ricordo attingono agli occhi nel momento esatto che precede gli abbandoni; sono confidenza, il pudore intuito dal contrabbasso prima che la marea scavalchi, prima che Nel cuore del vulcano impazzisca fra le mani di Giuliano e Daniele. I passi di Lucida lasciano impronte schive, E’ stato come le ridisegna, perché restino, con il loro peso specifico di carezza, di schiaffo. Daniele Tenca le aggira, non le calpesta, lascia che sfumino fra i giovani accordi di In un mondo perfetto, che si rincorrano nel gesto, nei battiti puliti di Per un’ipotesi. La tua libertà ha i toni docili, setosi di una confessione in forma di favola, favola che subito mostra i propri artigli sulle metriche di Strategie (Afterhours), lasciando che la pelle sfoghi le assenze, riprenda fiato. Daniele e la sua band sono un corpo: l’abbraccio di Eyes on the prize (Bruce Springsteen) lo dimostra, quanto l’amara risata di Ho già visto abbastanza. Il Colore dell’odio vuole sul palco la sarcastica compostezza di Giuliano Dottori, in uno baratto d’alibi e schiettezze cui prende parte anche Fabrizio Coppola, sui giri rabbiosi di Non funziona, sommando corde a corde, affiatamento a vibrazioni. Le chitarre si infiammano, sul palco si gioca il gioco benefico della musica-godimento, della musica-schermo, delle note che vogliono arrivare in alto perché tutti possano goderne la spensieratezza, l’audacia: Bullet the blue sky (U2) allaccia l’istinto di Keep on rocking in the free wold (Neil Young) ad una All along the watchtower (Bob Dylan) di Hendrixiana memoria, in un medley di stravagante, esaltatissimo rock, rock tridimensionale che canzona le pose con il piacere del divertimento più puro.
La notte si spegne in un vociare soddisfatto, con due bicchieri appoggiati ad un davanzale, numerose strette di mano, l’eco delle risate, l’applauso migliore: quello che gonfia i ricordi di quel particolare, impalpabile, ridente senso di appagamento, di gradevolezza. (Lost Gallery)

Grazie ai ragazzi del Pintupi, a coloro che r-esistono.
Un grazie particolare a Bonfo, che riesce a rendere ogni luogo Casa.

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