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Tregua – Cristina Donà

La brevità è donna. Spesso. La brevità dell’istante che sa essere una storia senza chiosa, una storia da svolgere al contrario, anche. La brevità del dare e del togliere, lungo il silenzio dell’orgoglio che è peccato e del silenzio che è tregua. Temporanea, poi assoluta e quindi fine.
Onde d’impeto e di dolcezza mentre la luna lancia i dadi al tempo per contare i minuti dell’esordio discografico di una Menade fiera, ispirata e impavida, feroce e indifesa. Perchè lo scudo della forza può forgiarlo solo lo sguardo perso nel labirinto della fragilità. Se è vero che mistero è rivelazione, se è vero che verità è paradosso, se è vero che amore è contrasto spingendo fino al buio, allora Tregua riconosce l’abisso del rosa e lo racconta, aspro e tenero come una primavera che scalda e fugge. Cristina Donà disegna forme dal tratto preciso eppure sottile, sfiora i colori dei sentimenti che squarciano ogni velo di abitudine posto sul cuore che cerca il raso per affondare nella sensualità della delicatezza… “Gonfiami di sogni e poi incidi a caso / riempimi di raso e chiome bionde / niente mi sorprende” (Raso e chiome bionde).
Lampi elettrici della prepotenza del riscatto. Curve acustiche della remissione dell’errore. Pagine tinte di inchiostro lavato dalle lacrime e non sciupato, perché le parole raccontano e scorrono anche quando la fatica porta al bivio che recita l’addio e la memoria. Pagine cantate con il coraggio di una giovinezza che è già saggezza. La saggezza del piano inclinato e della traiettoria dell’equilibrio… “Distanze che non percorro mai / per una probabile carenza d’ossigeno, / devo ancora imparare a respirare / ma mi va bene così / e non ho tempo per cambiare … poi” (Ho sempre me). L’equilibrio delle punte che baciano i passi dell’attesa: “Niente ti serve / le tue luci puoi spegnere / Niente filo né sassi / per orientarsi / nel mio labirinto” (Labirinto). L’attesa che rischia la resa… “Soffoca l’alba un’immagine sul vetro / che non so ancora dove collocare / batte forte contro la finestra / e mi costringe a pensare” (Le solite cose). La resa dopo il bottino ceduto con l’inganno della conquista… “ti lascerò scavare / lacera il ventre il tuo vento e / poi da questa voragine ti lascerò passare” (L’aridità dell’aria). La conquista del nadir in un tempo che osa la promessa taciuta… “Mio amore / Il tuo cuore è un mare calmo / e non basta una sola notte / per attraversarlo / sono pronta per riaverti ancorato al mio respiro / mentre il sole svanisce / e l’ombra disegna il tuo profilo” (Stelle buone). La promessa del bordo che sospira la cura… “Canta ancora gentile percossa / vedo l’anima e la sua ferita bianca / sotto la luce scorre la tua pelle / non tenerla nascosta” (Piccola faccia). La cura della cima, ancora… “io s’è vero che vivo, ora sto risalendo / e addestro i miei occhi a non guardare giù” (Risalendo).
L’inizio che rinnova il rito arcano della parola e delle sue trasfigurazioni, dietro la stoffa pregiata dei suoni addomesticati dalle mani e dal guizzo di Manuel Agnelli. I primi baci amanti di una voce che ruba i caratteri preziosi ai codici della poesia tagliando la pelle del rock e delle sue metamorfosi, scivolando sulla competenza e il dettaglio di musicisti complici; una voce che conosce levità e bellezza, eleganza e ironia, polvere e rughe, sussurri e iperboli.
Tregua come una preghiera, un’invocazione blasfema, una pretesa, una sfida e… un inchino al congedo dopo l’illusione… “Allora può continuare / questo trapasso continuo di cose / dal video all’altare e dall’altare al video”.

Credits

Label: Mescal – 1997

Line-up: Cristina Donà (voce, chitarra acustica) – Bruno Briscik (violoncello distorto e acustico) – Maurizio Raspante (basso, percussioni, programmazioni) – Giorgio Prette (batteria) – Max Cristadoro (spazzole) – Manuel Agnelli (chitarra acustica, chitarra elettrica+noise, organo, campionamenti, piano, soffi, percussioni, wurlitzer, cori, vibrafono) – Marco Barberis (batteria) – Ferdinando Masi (batteria) – Xabier Iriondo (chitarra elettrica) – Mauro Joe Giovanardi (armonica distorta) – Tim Power (basso distorto); Parole e musica di Cristina Donà (Musica di Donà, Agnelli: Le solite cose, Raso e chiome bionde); Produzione artistica di Manuel; Arrangiato da: Manuel Agnelli e Maurizio Raspante; Tregua dedicata a Kurt Cobain

Tracklist:

  1. Ho sempre me
  2. L’aridità dell’aria
  3. Stelle buone
  4. Labirinto
  5. Raso e chiome bionde
  6. Le solite cose
  7. Piccola faccia
  8. Senza disturbare
  9. Ogni sera
  10. Risalendo
  11. Tregua

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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