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Le cose che contano – Dente

Su una pelle di carta ambrata, lettere dell’alfabeto sparse come semi… esplose come gli embrioni dei gerani o delle viole. Dietro la scrittura deflagrata, numeri – invisibili – che raccontano le armonie e le disarmonie dei giorni qualunque, gli intrecci calcolabili o imperscrutabili ed ineffabili delle vite, di quei frammenti d’essere in cui lo sguardo riconosce storie. Dall’aleph all’omega, attraverso la matematica, si scoprono cifre… segni da cui sbocciano metafore o immagini, tracce frutto dei sensi che si addensano, degli echi che si sedimentano, dei mondi che basta evocare perché la loro sostanza si faccia presenza cantabile. Le cose che contano… sono la radice delle cifre, dei segni e delle tracce, sono il ventre gravido di semi e sensi, di mondi ed echi. Le cose che contano a volte sanno degli interni consunti di una vecchia Millecento, delle chiacchiere intorno ad un tavolo di formica, hanno il sapore del vino o delle visciole, persino della brezza… possono starsene tra le labbra e con un soffio diventare canto, scoprendosi narrabili o solo invocabili. Di cose che contano sono profumati i pianti, gli eventi, i dettagli, gli archetipi, il riso, le sfere iridescenti colme d’aria, l’oblio, gli abbracci danzati tra i vuoti di una cucina o tra le strade… e le canzoni, quattro canzoni offerte come respiri, impalpabili come idee o luci. Quattro canzoni arrangiante e registrate in una manciata di giorni, due. Quattro doni nati e colti al Magazzeno Bis di Bologna in presa diretta. Tra due albe e due tramonti, l’abilità di Enzo Cimino, la freschezza di Roberto Dell’Era e la sapienza e l’eleganza di Enrico Gabrielli hanno vestito di suoni la poetica di Dente, si sono legate a questa per costituire un unico corpo, madido di sospiri condensati e intriso di colori. Avvolti da queste membra o calore di musica, si vive il piacere della calma e l’assenza della fretta. Il prossimo disco del giovane cantautore richiede l’attesa, con l’autunno giungerà a maturazione insieme agli acini gonfi di nettare… nel presente c’è però un regalo da ascoltare con premura, senza impazienza. Mentre qualcosa prende forma, trovano spazio le fughe, i cammini, iniziati per vagare o giocare, si appropriano del tempo e infine si scoprono percorsi fecondi. Nato come una parentesi, questo mini-album si consegna alla percezione come improvvisazione e sperimentazione incarnate nella bellezza della semplicità, ricorda che ci si può allontanare da sé rimanendo aderenti alla propria essenza e che tra le tonde o le graffe non c’è mai il vuoto…rammenta quanto le deviazioni e le soste non programmate sappiano arricchire i viaggi, e l’anima. Tra le svolte, lungo le vie percorse crescendo, c’è da scoprire una scrittura vivida e pulsante, dieci e più mani si sono intrecciate per ammantarla di carne e musica cosicché, con nocche di suono, possa toccare ed aprire soglie. Così i fiati, le corde e i battiti creano un drappo su cui le parole rotolano o si adergono… per sussurrare che L’amore non è un’opinione e dire di Due gocce, metamorfosi di due bolle di sapone, per giocare con i numeri e ritrovare sulle dita i graffi di una storia, per essere “come niente tra le foglie di un albero“. Fluiscono le parole e nello scorrere lasciano apparire le tracce di una quotidianità poetica e feroce. Tra le labbra una domanda che riluce come una lama: “come mai noi due soli siamo sempre dispari comunque divisibili?” E in gola un sussurro amaro eppure dolcissimo… “così mi fai sentir un bambino stupido / al quale non è dato di capir / al quale non è dato di intervenir / neanche con una piccola parola/logico che io mi rinchiuda in un angolo/abbraccio le paure contando fino a due prima di piangere / se si rende necessario / io ti taglio in due per conoscerti meglio / se si rende necessario ti regalo un anello“. Il colore di un’anima, mormorato teneramente, sgorga in un’atmosfera rarefatta creata dalle malie del theremin, incanta, così come la voce a cui bastano due minuti e quarantasette secondi per dipingere, con pennellate leggere, i tratti complicati di un amore, i dedali delle anime amanti, l’onestà che si fa taglio. È splendido e pungente quel che si riesce a scorgere, come affilata carezza si insinua. “Lo so sono una bolla di sapone / anche perché infondo non mi basta orma i/ tutto quello che ho / neanche le cose belle meravigliose / e neanche tu / che sei più bella delle stelle che cadono d’estate / chissà se questa volta ti fai male / scendendo dalle nuvole dai sogni/che ti escono dagli occhi“. Restano, sulla lingua come fiele e nelle vene come calore, i versi di un sentimento colto nell’istante in cui conosce la paura di trasformarsi in gocce sul pavimento. Restano le parole, la loro delicatezza ed essenzialità capace di sfiorare e lacerare…restano, quasi palpabili, sotto pelle o sulle labbra, tra le mani, nell’intimo. Le quattro canzoni donate da Dente, ordite da un saper fare che conosce la raffinatezza, più che appartenere al presente, sono presenti, sospese nel tempo e fluttuanti tra le sue dimensioni, dentro il sentire di chi le accoglie e mai solo nell’attimo che subito svanisce.

Credits

Label: Jestrai – 2008

Line-up: Dente (voce e chitarra) – Roberto Dell’Era (basso) – Enrico Gabrielli (tastiere e fiati) – Enzo Cimino (batteria e percussioni) – Valerio Canè (theremin in Ti regalo un anello)

Tracklist:

  1. Le cose che contano
  2. L’amore non è un’opinione
  3. Due gocce
  4. Ti regalo un anello

Links:Sito Ufficiale – Ep Free Download,MySpace

Le cose che contano – Preview

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