Home / Recensioni / Album / Jazz Greats/Trilogy – Various Artists

Jazz Greats/Trilogy – Various Artists

Mi sono messo in un bel casino questa volta. Vi spiego meglio. Un paio di mesi fa, durante una delle mie continue peregrinazioni in giro per negozi di dischi, mi prende l’insana idea di fare un regalino alla mia compagna. Cosa regalarle? Ciò che ascolto io non le piace e ciò che ascolta lei è fuori dalle mie corde. Siccome noi patiti di musica siamo una razza bastarda dentro, quando abbiamo intenzione di comprare qualcosa a qualcuno, di solito scegliamo musica che possiamo ascoltare anche da soli… e se dite che è falso, beh, guardatevi bene allo specchio. Ora, dovete sapere che ho un vizio che coltivo nell’oscurità del mio salottino. Qual è? Beh, se da ragazzino frequentavo i centri sociali e impazzivo per Led Zeppelin e Clash, Beatles e Metallica, crescendo e raggiungendo questo assurdo stato esistenziale che mi piace definire “adolescenza matura”, mi sono avvicinato sempre di più a generi definiti “ostici” o di “ascolto impegnato”. Passando dai vari stili di Prog all’elettronica europea e non, penso di aver ascoltato davvero parecchia musica, parecchi stili. Uno in particolare, reputato dai più noioso e “colto” per ciò che significa questa parola, mi ha impressionato e rapito fino a diventare, nel corso degli anni, una mia passione. Una droga musicale. Si chiama Jazz. “Oddio che palle!”: dirà qualcuno, non sapendo quanto sia lontano dalla verità. Il jazz è un incontro con l’intimità, e questo è indubbio, ma è anche energia e ritmica difficilmente riscontrabile nei più furiosi assoli rock. E’ poesia sincopata che spesso non ha bisogno di parole per far venire la pelle d’oca. E’ passione e pulsione sessuale, è romanticismo e angoscia, è vita, è morte, spesso è dramma. Il Jazz è jazz e non posso descriverlo in due righe anche se mi sono ripromesso, nella mia infinita ignoranza, di scrivere prima o poi una retrospettiva sulla sua storia, una sorta di “Breve Storia Del Jazz Vista Da Me Medesimo”. Chissà che a qualche lettore di Losthighways non interessi davvero. Fatto sta che, in un negozietto ridicolo, ho trovato per una cifra irrisoria una raccolta di successi, Jazz Greats, The Essential Masterpieces/Trilogy.
Ora sono a casa di Alessandra, è la terza volta che lo ascoltiamo insieme e mi stupisco di come si possa raccogliere il meglio di questo genere, pezzi che conosco a menadito da decenni, un’ottantina d’anni di musica e stile, classe e sofferenza, artisti drogati e geni dello strumento, in soli tre CD.
Il primo disco si apre con l’indimenticabile I Loves You, Porgy nella versione oramai storica della mai troppo compianta Nina Simone. Continua con The Man I Love interpretata dalla sofferente figura di Billie Holiday e si dipana in circa quarant’anni di “Standard” di importanza assoluta nella scena jazzistica mondiale. Dream A Little Dream of Me cantata dalla Fitzgerald e da L.Armstrong cede il passo a Summertime eseguita da Count Basie, ecco arrivare Chat Baker e Deep In Dream, la magnifica ‘Round Midnight dipinta da Art Pepper. Un disco che ci porta per mano nei vicoli bui di Harlem fino ad arrivare sin sull’uscio del Cotton Club. Che ci trasporta nella California del periodo cool e ci fa ascoltare le voci di quegli interpreti che fra prostituzione, droghe pesanti e mal di vivere, hanno scritto la storia di quello che è, forse, l’unico prodotto musicale tipicamente americano.
Il secondo disco non è da meno.
Intitolato emblematicamente The Key Figures, è una raccolta di brani chiave, quelle tempeste che hanno imposto al jazz i suoi mille cambi di rotta tramite il genio di artisti spesso ai limiti della sanità mentale, lontani dalla serenità, schiavi e amanti del loro strumento. Blue Train ci fa scoprire quel John Coltrane che fu e resta una delle figure fondamentali del jazz, Farewell, farewell ci presenta Charles Mingus e Ruby My Dear lancia il genio di Thelonius Monk. Non solo Monk, Mingus e Coltrane in questa seconda tornata di musica ma anche le trombe di Miles Davis e Dizzy Gillespie, la drammatica e sofferta figura di Charlie “Bird” Parker che con la sua follia creativa e l’ausilio di Gillespie, creò un genere definito nuovo e rivoluzionario, il bebop, e fece assurgere il sassofono a strumento simbolo del jazz. Troviamo Herbie Hanacock, Bill Evans, Gerry mulligan e Chic Corea.
Tutti artisti che ci introducono al terzo disco, The top performers, una raccolta di esibizioni dal vivo delle più “rappresentative”.
E qui il discorso si complica perché, ed ecco spiegate le virgolette di cui sopra, nonostante le danze si aprano con Pat Metheny, indiscusso genio della chitarra jazz contemporanea, e continuino con nomi del calibro di Winton Marsalis, Cannonball Adderly, Sonny Rollins e Max Roach; ascoltare delle registrazioni di un qualsiasi live jazz è cosa insoddisfacente. La differenza che corre tra l’ascoltare un concerto dal vivo e la sua registrazione su disco è un poco la stessa che passa tra il vedere un bellissimo tramonto e poi vedere lo stesso tramonto in cartolina.
Certo, questo Jazz Greats, The Essential Masterpieces/Trilogy ha i difetti tipici delle raccolte. Risulta a tratti freddo e spesso si perde in pezzi troppo “da intenditori”, specialmente nell’ultimo disco. Dal punto di vista grafico sarebbe stata gradita una qualche fotografia e magari un booklet. Ma comunque è una questione di gusto personale e non cambia il fatto che bastano meno di dieci euro per avere un bellissimo triplo CD, ascoltare musica di qualità più che alta e, se siamo fortunati, far avvicinare qualcuno a un genere troppo spesso ritenuto difficile e inascoltabile. Penso di aver avuto fortuna, questa volta, nello scegliere un regalo.

Credits

Label: Music Brockers Arg – 2007

Line-up: Various Artists

Tracklist:

CD 1 The greatest songbook ever

  1. I loves you, Porgy – Nina Simone
  2. The man I love – Billie Holiday
  3. Misty – Sarah Vaughan
  4. Deep in dream – Chet Baker
  5. Embraceable you – Mile s Davis & Charlie Parker
  6. Stars fell on Alabama – Kay Starr
  7. Night and Day – Lena Horne
  8. Dream a little dream of me – Ella Fitzgerald and Luois Armstrong
  9. My foolish heart – Carmen Mc Rae
  10. Someone to watch over me – E. Fitzgerald
  11. Our love is hero to saty – Dinah Washingto
  12. Love me or leave me – Mel Thorne
  13. Summertime – Count Basie
  14. Autumn leaves – Stan Getz
  15. Stardust – Lester Young
  16. ‘Round midnight – Art Pepper
  17. Body and soul – Wes Montgomery
  18. Beguin The Beguine – Artie Show

CD 2 The Key Figures

  1. Blue train – John Coltrane
  2. So What – Miles Davis
  3. Caravan – Duke Ellington
  4. Jeepsters Creepers – Luois Armtrong
  5. Groovin’high – Charlie parker
  6. What are you doing of the rest of your life – Bill Evans
  7. Turkish Woman – Chick Korea
  8. Blue for Gerry – Gerry Mulligan
  9. Farewell, farewell – Charles Mingus
  10. Ruby My Dear – Thelonius Monk
  11. Take five – Dave Brubeck
  12. I can’t get started – Dizzy Gillespie
  13. Kamil – Herbie Hancock
  14. Port of call – Cecil Taylor

CD 3 The Top Performers

  1. Move the groove – Pat Metheny & Dave Brubeck
  2. Wheel whitin’a weel – Winton Marsalis
  3. Blues in F – Joe Henderson
  4. Naima – Steve Grossman
  5. Exodus – Quincy Jones
  6. You be so nice to come home to – Cannonball Adderly
  7. What’s new – McCoy Tyner
  8. Over the raimbow – paul Gonsalves
  9. Early autumn – Woody Herman
  10. Poinciana – Ahmad Jamal
  11. Just in time – Sonny Rollins
  12. Now’s the time – Max Roach
  13. Davis – Archie Sheep
  14. In the snow – Ornette Coleman
  15. Carabunta – Herbie Mann

Ti potrebbe interessare...

Travis_LA_Times_album_cover_artwork_review

L.A. Times – Travis

Succede che trascorrono 25 anni in un soffio e ti ritrovi a fare i conti …

Un solo commento

  1. oh, ma che ci posso fare…clicco su un articolo che potrebbe interessarmi…e chi l’ha scritto tu…
    Lo vedi è normale si pensi io sia “faziosa”
    ma è innegabile…abbiamo gli stessi gusti…o quasi…
    in effetti il jazz che pure ha radici antiche rimane sempre estremamente moderno e attuale, ha sempre il suo “stile signorile” ma che ti fa vibrare l’anima…
    a mio parere, tutto parte da li…
    dal mio Nat king ad esempio…
    il jazz ti scarica, ti carica…ti culla e ti accarezza ti scuote al midollo….
    il jazz si che è una “MUSICA INDIPENDENTE”
    da cui però dipende tutto il resto…della musica che è venuta!
    almeno per me che sono ignorante in materia…ma che non posso fare a meno di emozionarmi…per un quartetto di piano fiati e contrabbasso…

Leave a Reply