Home / Editoriali / Orchi e streghe sono soli / non verranno a disturbare: Afterhours @ Estragon (BO) 02/05/08

Orchi e streghe sono soli / non verranno a disturbare: Afterhours @ Estragon (BO) 02/05/08

Ed è quasi l’alba quando la bilanciocentrica Milano ci riaccoglie tra le sue luminose braccia, una lunga maratona durata 12 ore quella che ci ha portato di fronte ai sei milanesi che ammazzano il sabato dopo sette lunghi mesi di attesa. Entriamo all’Estragon di Bologna e con lo sguardo cerchiamo il lato migliore da cui iniziare ad addentrarci tra i mille colori di volti e magliette. Il palco è di fronte a noi con sullo sfondo la stessa immagine di coltelli, piatti e posate che abbiamo scartato con avidità non appena saliti in macchina per farci accompagnare dalla novità quando il viaggio è iniziato. Sul palco si preparano gli strumenti del mestiere e mi riprometto che sarò precisa e puntuale domani scrivendo il report, ma mi dispiace per gli amanti della cronaca, quelli che adorano leggere le scalette esatte e chiedono il racconto senza sbavature di ciò che succede, perché quando entrano loro e attaccano Il naufragio sull’isola del tesoro ci ritroviamo catapultate in avanti con i nostri 61 anni in due.

Le mani sulla transenna e solo una fila di teste tra noi e loro e a quel punto la cronaca diventa emozione fatta di piccoli cristalli di brina che hanno nomi, volti e sensazioni che non possono essere messe in ordine, che arrivano ad ogni giro di basso e ti entrano dentro portandoti via con sé, cullate dalla musica. Vorrei dirvi che ricordo l’ordine in cui da lì in poi sono venute le vecchie e le nuove canzoni ma mentirei, eppure ricordo chiaramente il momento in cui l’invasata chitarra di Agnelli mi suonava nello stomaco Bungee jumping, e quando il giro di basso di Dell’Era e la sua voce ironica mi hanno ricordato che “chi può nuota chi non può annega” (Tutti gli uomini del presidente), e l’energia degli strumenti che dal palco passava al corpo dei ragazzi che pogavano con foga Male di miele, e l’atmosfera intima che si è creata durante la ninnananna Orchi e streghe sono soli. La musica passa tra E’ solo febbre, Punto G, La tarantella dell’inazione, Musa di nessuno, Bye bye Bombay seguendo una linea invisibile dove non c’è tempo per l’attesa… una dietro l’altra senza attimi di respiro suonando quasi tutta la novità dei nuovi pezzi rapiti da una musa che divora l’essere con un sapore che sa di sé. Poi il palco si svuota e nello stupore generale arriva la voce di Agnelli dalla cabina del dj. Le teste, che dall’inizio del concerto sono vertiginosamente aumentate senza che me ne accorgessi, si voltano tutte a destra e i sei milanesi ammazzano l’anima intonando “stringimi madre ho molto peccato la vita è un suicidio l’amore è un rogo” (Voglio una pelle splendida). Arriva un attimo di tregua, ci lasciano riprendere fiato e tornano per il gran finale ricordandoci quel “bambino con la sua pistola che spara dritto davanti a sé a Quello che non c’è. Ringraziano e vanno via lasciando dentro ancora fame, lasciando dentro la voglia di un altro live, di un’altra scaletta da non ricordare nel suo preciso ordine, di un’altra alba in cui chiudere gli occhi coscienti che “orchi e streghe sono soli non verranno a disturbare” questa notte.


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2 commenti

  1. Grazie Piera. Mi hai regalato le emozioni di un AfterConcerto. E’ come se fossi anch’io lì sotto il palco con te.

  2. Sono perfettamente d’accordo con te. Non ricordo la scaletta alla perfezione ma sicuramente non potrò dimenticare l’ondata di emozioni. Un concerto elettrizzante! “Musa di nessuno” e “Orchi e streghe sono soli” sono due pezzi stupendi. E’ stato bello sentire, o meglio non sentire, le poche voci cantare durante i nuovi pezzi, e quella di Manuel sovrastare incontrastata. Ha contribuito a crare un’atmosfera magica. E, dopo la prima uscita dal palco del gruppo, sentire echeggiare la voce di Manuel da un punto non ben definito è stato spiazzante. Devo ammettere che ci ho messo un po’ a capire da dove diavolo provenisse!

    E per di più, durante il concerto mi è rimbalzato un plettro sulla spalla, che poi purtroppo ho perso di vista, ma una volta a casa ho piacevolmente scoperto che era finito nella mia borsa! Un bel ricordo da unire a foto e sensazioni indimenticabili.

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