Nuovo cd per gli Afterhours che vedrà luce il 2 maggio, dopo due anni dall’ultimo lavoro discografico (n.d.r. Ballads for little hyenas) del gruppo più in vista della scena indie rock italiana.
I milanesi ammazzano il sabato mutua il titolo da un libro di Giorgio Scerbanenco cambiandone un dettaglio e creando un ironico gioco di parole per suggerire come i milanesi vivono il loro tempo libero.
Il disco è descritto da Manuel Agnelli. In un delizioso book donatoci alla conferenza stampa per la presentazione dell’album è racchiuso il senso… nudo e crudo: “La quotidianità come una favola, con i suoi orchi, le sue streghe e il mutuo sulla casa che come un incantesimo si può sciogliere. Un disco senza etica, senza pudore, senza pippe. Riprendersi la leggerezza come un diritto e difenderla dai mostri che non ce l’hanno. Il luogo fisico è una Milano bilanciocentrica, dove la cultura e l’attenzione per il sociale non esistono e i suoi eroi ribelli sono l’Esercito dei Blogettari anonimi, che combattono il sistema coi loro maglioncini in poliestere di cocaina, i cui poteri si attivano solo per un’ora al giorno, quella dell’aperitivo. Ognuno ha quel che si merita, noi a Milano non abbiamo neanche questo. Una favola che non spiega la quotidianità ai nostri figli, e non riesce a spiegarla neanche a noi stessi, che annaspiamo per sempre speranzosi”.
E la conferenza comincia proprio introducendo il tema della Milano bilanciocentrica in cui sembra “tutto essere finalizzato a qualcosa di utile e alla fine, soprattutto, di utile a livello di budget”, è questo che di Milano pensano Agnelli & Co. Una città che assurge a ruolo di metropoli, ma che “come città europea, come capitale europea” è “scandalosamente indietro con le politiche sociali”. Ma Milano è solo un luogo fisico nel titolo dell’album perché è qua che vivono gli Afterhours, in realtà la Milano del titolo potrebbe essere qualsiasi altro posto.
Dopo la disquisizione sull’Expò 2015 si passa ad una domanda che centra la voglia di riprendersi la leggerezza, è sempre Agnelli che parla: “Gli ultimi due sono dischi (n.d.r. Quello che non c’è e Ballate per piccole iene) sicuramente sono molto più pesanti dal punto di vista dell’attitudine, sono due dischi che non lasciavano spazio né all’ironia né al gioco perché quella era la nostra esigenza in quel momento, la nostra urgenza. Diciamo che riprendersi la leggerezza vuol dire, nel nostro caso, riprendersi la sincerità, riprendersi le cose che vogliamo sentire e provare, soprattutto in positivo, e quindi avere il coraggio di essere un po’ antieroici. Quelle cose che non sono necessariamente etiche, che non sono necessariamente inattaccabili moralmente”.
Si parla poi della promozione lontana dai canali tradizionali dei media classici che “impongono standard così restrittivi e compressi e non ti permettono di fare, in realtà, in libertà ciò che vuoi fare” e in questo periodo di crisi del mondo discografico rende chiaramente le industrie discografiche “meno potenti nel monopolizzare un certo tipo di sistema di comunicazione. Poi c’è internet che ti permette di avere un sacco di veicoli sia video che audio”.
Poi arriva anche il Manuelpensiero su quella che è la vera rivoluzione, in ambito promozionale, di questo nuovo lavoro: l’uscita del disco in concomitanza con la prima data del tour. E il pensiero è chiaro e lineare: emozionare ed emozionarsi, non fare del momento live un autocelebrazione di se stessi come Afterhours, ma il live diviene generatore di emozioni per chi lo fa e chi lo ascolta. “Usare il live in maniera costruttiva”.
Nel disco ci saranno 14 pezzi singoli nel senso che ogni singolo vive di propria natura e per questo ognuno avrà un suo video come a raccontare tanti piccoli cortometraggi della quotidianità di ciascuno.
Disco, anche questo, ricco di collaborazioni da Greg Dulli a Cesare Malfatti, che ha collaborato alla scrittura di tre pezzi; da John Parish, che sarà presente nella data live di Milano, a Brian Ritchie.
Uscirà anche la versione inglese lasciando comunque qualche pezzo in italiano.
E sono così gli Afterhours… più leggeri, ma sempre ironici, ispirati e istrionici più che mai per un nuovo album fatto, a detta dei sei, di “schizofrenia e sperimentazione. Un album avventuroso… voci che diventano veri e propri strumenti… diversità…. ricerca… ispirazione e gioco… quattordici brani divorati dalla Musa”, con noi qua bramosi di sentire la loro ispirazione, di divorarla prima e poi assaporarla con gusto. (In collaborazione con Alessandra Gabola).
– Si ringraziano in modo speciale Paolo Santoro e Roberta Accettulli (Casasonica Management).