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I Milanesi Ammazzano Il Sabato – Afterhours

14 ricette di quotidiana macabra felicità. Piatti, posate d’argento, coltelli, delicatezza di un centrino su cui appoggiare il cerchio bianco che avverte… I milanesi ammazzano il sabato. Caratteri eleganti, vergati per manichini benpensanti e ipocriti, che usano galateo e prostituzione del pensiero, intellettualismi e cocaina, aperitivi e sottomissioni di compromesso, arroganza e giorni in psicanalisi.
Ingredienti come nomi e cognomi, quelli di una band che fa rock’n’roll. Solo rock’n’roll? No. Ma leggere il nuovo disco degli Afterhours richiede un tempo di cottura a prova di sconfitta!
I milanesi si sistemano nuovamente al limite tra ironia, critica politico/sociale, strafottenza, graffi verbali che seducono l’ambiguità, suoni che baciano la schizofrenia, la sperimentazione più sfacciata fino a violentare la melodia e toglierle il cuore per spiarlo, il classicismo ’60-’70 centrifugato insieme alla profezia che osano gli occhi delle sibille cieche, capaci di vedere oltre… sempre.
Un disco che schizza bestemmie divertite, ma sfidando l’intelligenza! Un disco che usa il sesso e lo nasconde. Un disco che racconta Milano e la sua mediocrità, quella di ogni città… di ogni luogo condannato a collassare per ottusa volontà. Un disco che gioca a manipolare il titolo di un romanzo noir di G. Scerbanenco (I milanesi ammazzano al sabato), proiettando altrove nel tempo una peinture nuda e cruda di una società frivola e superficiale, inutile e votata all’assassinio del tempo come occupazione più nobile!
Eppure non c’è peso. Non c’è volgarità da finta morale. Anzi, gli Afterhours ricamano la provocazione della leggerezza, della consapevolezza nata dall’errore più sporco, della sincerità della caduta, del guizzo delle sensazioni senza falsi pudori… “Che notte splendida / Per delle iene / Libere / E’ come naufragare / E sotto il mare c’è un / Tesoro” (Naufragio sull’isola del tesoro).
Inonda la parola. Inonda il suono. E devastano con E’ solo febbre, appena 2’11” di timpani folli, fiati aggressivi, chitarre invasate e versi che esplodono di sfida: “Mediocri in salvo / Di Tutto il mondo / Ovunque siate / Ego vi assolvo”. La corda dell’ironia aggressiva e divertita (nel paradosso) avvolge e stringe in Neppure carne da cannone per Dio: “Si bagnan le ragazze d’eternità / Nella bruttezza della vera poesia / Ma che muoia il verso e l’immortale sia io / Io che non sono neanche carne da cannone a Dio”. Pochi istanti nella lavatrice e Tutti gli uomini del presidente sono firme sulla condanna estrema: questi maledetti Afterhours osano far rumore e osano spingere il rock fino al sapore più sporco che smuove e arriva dritto al centro, nel punto di contatto tra anima e corpo.
Taglia e cuce la Tarantella all’inazione, scivola sinuosa e semina verbo come lama… fino all’intuizione della sconfitta nella finzione: “Rimaniam seduti qua / Inventando fiabe vili / Per sentirci ancora vivi”.
Riprendere Berlino è l’ammissione di debolezza e fragilità, di recupero dopo il crollo, del volo leggero accettando il peso delle curve, perdendosi per ritrovarsi… senza paura… “Anche il Paradiso / Può essere un inferno / Era tutto scontato / Finchè non sei caduto”. Gli Afterhours affondano le mani nel loro passato e rigenerano il ricordo della capacità di giocare con aperture dai colori accesi, senza smettere di far male.
Così Tema: la mia città sa sembrare uno scherzo sonoro che però colpisce l’urbanità bilanciocentrica e lancia la vergogna in un battito di lucidità: “La mia città / Ci insegna a vivere / Da pipistrelli / Chiusi in scatole”.
Lieve, intensa e profonda come il mare al largo la voce di Manuel Agnelli nella title track.
La chiusa dell’album batte il tempo delle emozioni in tre squarci, tre ferite che stillano sangue dopo un taglio quasi impercettibile.
La classe e la puntualità accarezzano la dolcezza amara in Dove si va da qui, guidata dai tocchi di piano che si mischiano all’eleganza dell’elettronica discreta: “Sapere sempre dove sei / Ti può smarrire / Hai già la pelle liquida / In mezzo al sole”.
Tutto domani urla, piano… “Ho smesso di pensarti ormai / Ma faccio sogni strani / Mi specchio e c’è un estraneo / Che ha ancora le mie mani / Che come dei diamanti / Schieravi su di me / Pronta a far progetti per noi”.
Le favole vestono la normalità, la popolano di orchi e streghe… vittime del terrore. Agli uomini è concesso un raggio, invece… “Orchi e streghe sono soli / Non verrano a disturbare / Orchi e streghe sono soli / E io invece ora ho te / Dormi, hai voglia di sognare / Bimba fallo anche per me”.
I Milanesi ammazzano il sabato è un disco di rock’n’roll, ma ricerca e contorce un senso. Lo sfiora, lo pretende, lo afferra, lo morde e poi lo accarezza. Avrà una versione in inglese, sì. Ancora. Perché gli Afterhours sono liberi. Liberi contro la superficialità di chi ha barattato il cervello con l’apparenza.
Universal ovvero la possibilità di giocare la partita in una major secondo le regole della coerenza e dell’integrità.
John Parish, Brian Ritchie, Stef Kamil Carlens/Zita Swoon, Cesare Malfatti, Greg Dulli ovvero la voglia di mischiare esperienze e ricchezze per costruire oltre l’Egoismo.
“Pensavi di esser perso / E cambia il tuo destino”.

Credits

Label: Universal – 2008

Line-up: Manuel Agnelli (chitarra elettrica, voce, chitarra noise, hammond, mellotron, chitarra acustica, slide, pianoforte) – Giorgio Prette (batteria, timpani, batteria distorta) – Giorgio Ciccarelli (chitarra elettrica, chitarra e-bow, tapping delay) – Enrico Gabrielli (flauto a coulisse, clarinetto basso, sax tenore, sax contralto, cori, tiger, fender rhodes, glockenspiel, kazoom, tromba, pianoforte, stilofono, hammond) – Roberto Dell’Era (basso, cori) – Dario Ciffo (violino elettrico, chitarra elettrica, cori); Stef Kamil Carlens/Zita Swoon (armonie, cori in Naufragio sull’isola del tesoro e I milanesi ammazzano il sabato; percussioni, cori in Tarantella all’inazione; cori in Tema: la mia città) – John Parish (fender rhodes distorto, leslie in E’ solo febbre e Dove si va da qui) – Brian Ritchie (basso acustico in Neppure carne da cannone per Dio e Tema: la mia città) – Cesare Malfatti (timpani, tablas, tamburello in Tarantella all’inazione; chitarra acustica in I milanesi ammazzano il sabato; batteria elettronica, chitarra noise in Dove si va da qui) – Greg Dulli (chitarra noise, chitarra acustica in I milanesi ammazzano il sabato); Registrato da Tommaso Colliva presso Studio 75, Officine Meccaniche e OmniaB (MI) – Collaboratori: Paolo Mauri – Arrangiato da Afterhours; Testi: Manuel Agnelli; Musica: Afterhours, Cesare Malfatti – Consulenza e ispirazione: Cesare Basile, Francesca Risi – Mixato da Tommaso Colliva presso Studio Alaide, Como – Masterizzato da Giovanni Versari al Nautilus (MI) – Concept and artwork: Thomas Berloffa Design Studio – Foto di copertina: Roberto Sellito – Foto booklet: Roberta Accettulli.

Tracklist:

  1. Naufragio sull’isola del tesoro
  2. E’ solo febbre
  3. Neppure carne da cannone per Dio
  4. Tarantella all’inazione
  5. Pochi istanti nella lavatrice
  6. I milanesi ammazzano il sabato
  7. Riprendere Berlino
  8. Tutti gli uomini del presidente
  9. Musa di nessuno
  10. Tema: la mia città
  11. E’ dura essere Silvan
  12. Dove si va da qui
  13. Tutto domani
  14. Orchi e streghe sono soli

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