Home / Editoriali / Troppo amore deviato: dagli Scisma a Paolo Benvegnù

Troppo amore deviato: dagli Scisma a Paolo Benvegnù

12.04.2008 Teatro Santa Lucia, Botticino (BS).
Paolo Benvegnù è sul palco, la scaletta volge ormai al termine. Si ferma un istante e prende parola prima che le note di Simmetrie pervadano la platea: “Negli anni ’90 facevo parte di un gruppo minore della scena alternativa, di cui alcuni membri sono presenti nel pubblico. Capita a tutti di avere rapporti e sbagliare, ma sento di dovermi scusare con gli Scisma. In quel periodo ho tiranneggiato su quelle persone, e l’ho fatto anche dopo. Solo da pochi mesi ho capito dove ho sbagliato. Mi scuso. Sono sincero.”

Partendo proprio da queste parole, LostHighways sceglie di ripercorrere il cammino di un gruppo dalla storia relativamente breve, gli Scisma, ma che è stato capace di emozionare un pubblico devoto e di influenzare generazioni intere di musicisti.
È il 1993, sponda ovest del Lago di Garda. Paolo Benvegnù (voce, chitarra), Giorgia Poli (basso), Michela Manfroi (tastiere), Diego de Marco (chitarra) e Danilo Gallo (batteria) fondano insieme gli Scisma. Arrivano tutti da piccole realtà musicali ma sono ben intenzionati ad uscire da un certo clichè in cui il rock di quegli anni sembra caduto. Fin dal principio la sperimentazione è il metro con cui si confrontano giorno per giorno. Non ne sono spaventati, anzi, diventa il fulcro della loro arte. In linea con questo principio, il gruppo vede prendere parte al suo interno tre attori: Max Ilian Zelig, Manuela Minelli ed Elena Massidda. Ultimo acquisto sarà la voce di Sara Mazo: dolce e graffiante a un tempo, perfetta per esprimere il potenziale del gruppo. Questa formazione porta alla luce un primo disco autoprodotto, Pezzettini di carta, risultato di una profonda interazione tra tutte le arti rappresentate dal gruppo così composto. Ma non convince, prima di tutti loro stessi. Ancora manca una linea programmatica, un modello, un ideale musicale da perseguire. Sulla base di queste riflessioni, nel 1995, la componente teatrale si allontana dagli Scisma che assumono così la formazione definitiva con la quale si arriva all’uscita di Bombardando Cortina, nuovamente autoprodotto. È un disco di rottura rispetto alla scena contemporanea, irruente per certi versi. Senza mezzi termini, né mediazioni a livello musicale, gli Scisma scagliano la loro identità in costruzione su chi è disposto ad ascoltarli, e lo fanno urlando con una certa acidità dissacrante che non risparmia riferimenti alla realtà circostante. L’effetto è poi moltiplicato dal contrasto tra la voce di Benvegnù, che sembra più parlare che cantare, e l’intrigo creato dalla seconda voce di Sara Mazo. Nella distorsione e nell’innovazione dei suoni e delle parole proposte si possono delineare i primi tratti caratteristici del gruppo. Il disco colpisce non solo il pubblico ma anche gli addetti ai lavori e il 1996 diventa l’anno della svolta: partecipano ai grandi festival di Rock Targato Italia e Arezzo Wave che creano la giusta attenzione intorno al loro progetto. Tra i grandi nomi, Manuel Agnelli è forse il primo a guardare oltre il disco e a puntare sugli Scisma. Sarà proprio lui, in quell’anno, a seguire la registrazione del disco Rosemary Plexiglas, in veste di tutore, come lo definisce lo stesso Benvegnù: il contributo del leader degli Afterhours non è assolutamente volto a modificare o in qualche modo a epurare il lavoro che stavano già svolgendo gli Scisma, quanto più che altro a “incanalare tutte quelle sperimentazioni che in quel momento non stavano portando a niente di costruttivo”. E lo scopo è stato decisamente raggiunto: il disco appare sugli scaffali nel 1997 sotto etichetta EMI. Questo rappresenta un grande traguardo, non solo per il gruppo, ma più in generale per la musica alternativa, che trova finalmente l’approvazione anche di una major. Il disco è notevole e mette in risalto l’evoluzione compiuta nell’insieme da tutti i componenti. I suoni, sempre distorti e sperimentali, sono in grado di creare un ambiente nuovo e autonomo, dalle atmosfere ricercate, ma pur sempre penetrabili. Preziosa l’opera di Marco Tagliola, fonico e produttore dei suoni, considerato da tutti come il settimo Scisma a tutti gli effetti. La voce di Sara Mazo declina con lucidità la trasformazione, diventando ufficialmente prima voce del gruppo. Le liriche riportano alla dimensione del sogno pur mantenendo uno stretto contatto con la realtà, qualità che li porterà ad essere definiti esponenti dell’Ipersensibilismo. Rosemary Plexiglas si eleva a manifesto degli Scisma, riflettendo la natura androgina del gruppo: da una parte una tendenza femminile alla raffinatezza, dall’altra un moto più duro, maschile, a livello strumentale. Quelli sono anni di particolare innovazione per tutto il panorama musicale: l’1 settembre 1997 nasce ufficialmente l’edizione italiana di MTV, un canale di diffusione rapida che mette il pubblico in condizione di approcciare le realtà musicali più disparate, creando terreno fertile anche per le scene minori, che in questo modo trovano l’opportunità di farsi conoscere. Il pubblico, a sua volta, sembra essere particolarmente ben disposto nei confronti di queste ultime e gli Scisma guadagnano una fetta di ascoltatori sempre più ampia, grazie anche al lungo tour promozionale che segue e che li vede suonare anche in Francia. Il disco è benedetto dalla critica che lo investe di più riconoscimenti quali il Premio Ciampi e il Premio Tenco.
Al gusto per la sperimentazione si affianca la sensibilità verso la contaminazione dei generi che li porta spesso a collaborare con altri artisti, quali Afterhours e Bluvertigo fino alla partecipazione al disco Registrazioni Moderne, di Antonella Ruggero, nel quale rivisitano alla loro maniera il brano Cavallo Bianco. Il 1998 è l’anno di pubblicazione di Vive Le Roi, un ep in vinile
10” a tiratura limitata, che anticipa l’ultima uscita discografica degli Scisma, Armstrong. Edito nel 1999 sotto la guida di Giovanni Ferrario, è un disco di luce: illumina per i suoi contenuti e per il trasporto con cui ogni singolo membro partecipa ai pezzi. Più maturo del precedente, mostra chiaramente la strada intrapresa dagli Scisma: non c’è compromesso alcuno, le libertà di espressione e di sperimentazione non vengono in nessun modo toccate, nonostante il contratto con una così grande etichetta discografica. Il rock si abbraccia al pop, in una fusione più unica che rara, in grado di coinvolgere l’ascoltatore, lasciando traccia consistente di sé. L’evoluzione non si è mai arresa negli anni, e il segno di questo è dato dalla presenza di brani completamente diversi tra loro: dal ritmo accattivante di Tungsteno al sarcasmo di Troppo poco intelligente, all’intensità di Simmetrie. Interessante l’uso di lingue diverse, quali inglese e francese, per conservare la purezza e la coerenza di quei pezzi nati attraverso quel codice e che la traduzione avrebbe sicuramente privato di una componente importante. Armostrong racconta della debolezza dell’uomo e della sua vulnerabilità con uno sguardo molto ottimista: non propone soluzioni, solo domande e la possibilità di porsele con grande consapevolezza. Consapevolezza che trova pieno riscontro nel live, dimensione sempre più vissuta con profondità e calore, mettendo a nudo l’anima del gruppo.
Ma l’aria inizia a modificarsi in sala prove: si respira indifferenza e silenzio. Non c’è più molto da dirsi né da dire al di fuori. Per la coerenza che li ha sempre contraddistinti, in silenzio, lentamente, lasciano cadere il sipario sugli Scisma. Non c’è alcun annuncio ufficiale a sancirne lo scioglimento, semplicemente terminano i concerti e nessun disco verrà più prodotto sotto il nome Scisma.
Il 10 maggio 2003 va in scena alla Flog di Firenze The Last Waltz, un ultimo concerto reunion durante il quale Benvegnù, a proposito dello scioglimento degli Scisma affermerà: “Scisma si è sciolto per troppo amore…a parte il fatto che il nome era già una dichiarazione d’intenti…dicevo del troppo amore: era diventato per tutti ormai insopportabile il trasformarsi del progetto da esperienza a tortura…come un rapporto di coppia quando lo stesso si trascina nel clichè, nel già visto, quando tutto diventa abitudine…non esistono discussioni…tutto diventa indifferenza…troppo amore deviato”.
Per qualcuno quella è stata l’ultima apparizione su un palco (Sara Mazo, Danilo Gallo, Diego de Marco), mentre gli altri hanno continuato a suonare in altri progetti. Continuatore ideale della Bellezza raggiunta dagli Scisma è invece Paolo Benvegnù. Trasferitosi nell’area fiorentina, inizia come collaboratore di Marco Parente nel disco Trasparente per continuare nel ruolo di produttore artistico per realtà quali Perturbazione, Terje Nordgarten e Brychan. Nel frattempo non dimentica la sua attività di musicista e cantante, scrivendo numerosi pezzi, manifestazione della sua carriera solista. L’apice arriva nel 2004, con la pubblicazione di Piccoli Fragilissimi Film per Stoutmusic: un gioiello fin dal primo ascolto. È un disco che riconduce all’intimo dell’artista nella sua natura introspettiva ma capace di adattarsi all’anima di chiunque si appresti ad ascoltarlo con l’emozione stretta tra i denti. La critica è unanime nel considerarlo uno dei dischi migliori del 2004 e così anche il pubblico, sempre numeroso per tutto il tour portato avanti negli anni successivi insieme all’ensamble composta da Andrea Franchi (batteria, organo), Luca Baldini (basso, contrabbasso), Guglielmo Ridolfo Gagliano (chitarre, violoncello). Continua la sua attività come produttore artistico per gruppi come Murièl, Marilù Lorèn, Baby Blue, Marti. Il 2007 è un anno decisivo per Benvegnù sotto tutti i profili. Lui stesso ne parla come l’anno della sua nascita come uomo, l’anno del suo primo respiro, l’anno che gli ha permesso di guardare il mondo con occhi più puri, assoluti. Dal punta di vista artistico, prende parte al disco Cime Domestiche (RadioFandango/Edel) in cui, insieme a Petra Magoni e Ares Tavolazzi, rivisita brani della tradizione trentina; dà vita a due episodi della trilogia sull’acqua, Idraulici e Marinai, due
spettacoli dalla struttura particolare che uniscono una componente teatrale-cabarettistica ad una più strettamente musicale. Nell’ottobre dello stesso anno va alle stampe per La Pioggia Dischi l’ep 14-19, un’anticipazione di quello che sarà la prova della maturazione di Benvegnù, il disco Le Labbra (2008, La Pioggia Dischi). Quest’ultimo nasce dall’esigenza di celebrare l’Amore Assoluto con la grazia e la sensibilità cui Benvegnù ci ha abituati. Il 2008 lo vedrà impegnato insieme al suo ensamble, cui si è aggiunto Igor Cardeti (chitarre), in un lungo tour per tutta Italia.
Benvegnù definì gli Scisma come “l’utopia, poi la folgorazione, poi la miopia, il disincanto, la pazzia”. Ciò che rimane è una sana coerenza, manifestata negli intenti prima e nelle scelte anche estreme dopo, riflesso della forza sprigionata dal gruppo e conservata in ognuno, che permette ancora oggi a Paolo Benvegnù di affermare con decisione: “Fa che tutto sia impossibile da dominare”.

Ti potrebbe interessare...

Benvegnù intervista

In fuga dalla carovana dei cortigiani, intervista a Paolo Benvegnù

Le conversazioni, quelle belle. Le occasioni commoventi di incontrare, tangendole, le curve perfette della personalità …

Leave a Reply