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Distanze – Diana Tejera

Diana. Silenziosa e fragile. Dorata. Così la vedo. Eppure fortissima e decisa. Incarnazione della sua voce. Tiene in mano la chitarra, imbevuta di contatto e di parole. Con passo lentissimo di carezza. Diluisce la sua voce sui colori di terra immobile, creando scie di dita lievissime intorno ai visi. Una cantautrice che ferma i proprio respiri per poi fermare i nostri. Così naturalmente come acqua sgorgante. Come la sua voce. Ancora lo ripeto, perché c’è meraviglia in una gola tremolante amore. Il candore della sensualità. Stupefacente e stupefatto. Non immaginate un genere musicale, non immaginate un termine di paragone. Immaginate solo un mattino sbiadito e un ricordo che si aggrappa a corde di chitarra. Così avidamente e teneramente da creare vortici, da snaturare i sensi. Un dolore sottile come filo. Un sentire profondissimo come di presenza. Questo è Distanze di Diana Tejera, coi suoi disegni che tratteggiano percorsi sul bianco lucido di perla. Sospensioni apre il cd, scuotendo piano quelle corde da acrobata. Capriole rallentate di note rotonde. Assenza e presenza non voluta eppure necessaria e pregata. Mani tese e mani in pugni. Ad asciugare lacrime “sospese come mondi separati”. Segue Sogno imperfetto. Un brano bellissimo. Una notte tormentata di presenza e di passato in concentrazioni mute di dolore. Soffuso e reale, coperte calde di nessuna quiete. Eppure specchiante di indugio e certezza. “Mio difetto. Sogno imperfetto.” In Black out preziosa è la presenza silenziosa di Barbara Eramo, che con Diana ha saputo rendere questo brano un messaggio erotico ed eretico. Ingenuo di abbandono e di possesso. Fraintendibile e chiarissimo. Amo la malizia, amo la naturalezza, la seduzione da sirena. “Voglio assaporare ancora un po’ la tua malvagità. Scegli l’arma e costringimi.” In Senso primario ancora tormento, considerazione, riflessione. Immagine di se stessi su un vetro sottilissimo che ci difende dall’evidenza. La buona fede e la disillusione. Ed uno strascico di musica lenta a rafforzare il senso. “Forse nessuno mi ha mai conosciuto, e forse neanch’io ho conosciuto nessuno davvero.” L’artista, che verrà ripreso nell’ultima traccia, rende la voce di Diana ancora più scivolosa di leziosità e aspra di intenzione, di visione. Velocità di caduta o rapidità di crescita la corsa dei violini di Her. “Colori artificiali di un’orchidea tenuta in segreto, sotto vetro…” Degni di esistere. Commovente e soffiata sulla schiena. Tutto l’amore e tutta la disperazione, graffiati nel timbro sfaccettato di diamante di Diana. Trattenuti e concessi, soffiati sulle tempie. Lasciare la presa e cadere fino al prossimo telo sospeso. “non sai sentire la mia distanza obbligata da te.”. L’inaccettabile mancanza del sentire. Umilia il dolore di chi vive per guarire. Nel nostro presente si fluidifica la verità per cui è la consapevolezza del passato che rende degno di essere vissuto il presente. Un presente da condividere senza ambire al futuro. Impronunciabile e desiderato, ma restare ancorati qui, a questo attimo, per non perdersi, per credere e per credersi. “Se i veri paradisi sono quelli perduti, spesso tornano in mente facendo una cosa qualunque.” Mercurio parla ancora di confusione, di lotta tra desiderio e ragione, cullante e disordinante. Inafferrabile e intrappolante. La meraviglia della contraddizione che innamora e rende indifesi. “E non sono più capace di difendermi da questo affascinante gioco di cui sono schiava perduta ed eletta.” Perduta ed eletta… La sensazione di perdere nasce dal dono di aver sfiorato per un attimo Tutto. La tua versione nasce in un’atmosfera di apprensione e di esaltante attesa. Toccare e fermare quell’attimo di gioia ignorando gli attimi inutili di cecità. Essere felici di aver vissuto strappi di una vita che non sarebbe stata vita senza lo straziante piacere dell’amore. “Tanto che non sentirò le attese lunghissime. Ripetimi che siamo stati necessari a noi stessi.” L’album si chiude con Nudità e con la ganaian version de L’artista. Nudità, brevissima, piccola verità rivelata che lascia gli occhi puntati in quell’infinito che non tutti sanno narrare, ma che davvero in pochi riescono a contenere e a raccontare. E ancora ascoltare… ancora. Fino a credere ancora in un ritorno. Fino a rassicurarsi di magia.

Credits

Label: Il margine – 2007

Line-up: Diana Tejera (voce, chitarra acustica, chitarra elettrica e piano) – Fernando Pantini (chitarra elettrica) – Lorenzo Capelli (piano) – Barbara Eramo (chitarra, voci)

Tracklist:

  1. Sospensioni
  2. Sogno imperfetto
  3. Black out
  4. Senso primario
  5. L’artista
  6. Degni di esistere
  7. Nel nostro presente
  8. Mercurio
  9. La tua versione
  10. Nudità
  11. L’artista – ganaian version

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