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La Buona Novella – Fabrizio De Andrè

Rarissime volte la storia della musica del bel paese ha raggiunto risultati così eccelsi. Rarissime volte un artista italiano ha saputo, sulle orme di quanto si faceva già all’estero, creare in Italia originalità, bellezza, compostezza ed eleganza così come ha saputo fare Fabrizio De Andrè. E La buona novella è destinato a rimanere per sempre una delle opere d’arte in ambito musicale più alte in Italia. L’idea era quella di creare un concept album, così com’era già avvenuto per Tutti morimmo a stento, incentrato sui vangeli apocrifi, cioè quei testi sacri che nel corso della storia sono stati disconosciuti dalla Chiesa e dimenticati dai più. Il risultato incanta e sorprende non solo per qualità, ma anche e soprattutto per una compostezza compositiva ed una scorrevolezza melodica non comuni. Zone struggenti si alternano a fasi melodiche di una fragranza paradisiaca, per non parlare del lavoro ritmico che rasenta la genialità. E’ un disco essenziale, a tratti minimalista e intimista, che strizza l’occhio con originalità al vicino prog (cori in Maria nella bottega del falegname, intuizioni barocche in Laudate Hominem). Le immagini che, come per incanto e con saggia pacatezza, De Andrè racconta sono versi poetici eterni, simboli discreti di una grandezza illuminata; l’intimismo che avvolge i brani, uno dopo l’altro, è figlio di Brassens e dei chansonniers francesi. L’infanzia di Maria è una ballata intrisa di una dolcezza intima almeno quanto di tristezza: “il vento e la stagione ritornano a giocare, ma non per te bambina che nel tempio resti china“. La profezia della nascita del Messia, del figlio di Dio in terra, il più grande amore, nasce subito grazie al dolore più profondo… Maria viene strappata dal campo, come un fiore che sta per sbocciare, per essere offerta sull’altare del mondo. I cori barocchi sono a dir poco agghiaccianti. Giuseppe… “marito per forza, padre per professione…” che se ne va “stanco d’essere stanco, la bambina per mano la tristezza di fianco“… Il ritorno di Giuseppe parte con la sitar a disegnare mistiche rotte nel Medio Oriente. Ed ha quasi un sapore psichedelico questo arrangiamento: un viaggio che ancora, ricorrente, ci si ripropone agli occhi. Un viaggio nel buio della notte, nella sabbia del deserto, il ritorno da quella sposa assegnatagli dal “cielo” che “volerà tra le sue braccia come una rondine, con le sue dita, come lacrime, dal suo ciglio alla gola“. La melodia misteriosa de Il sogno di Maria è rafforzata da un sostegno dinamico straordinario, merito della chitarra ritmica e l’immagine del volo sulle case “oltre i cancelli, gli orti, le strade… tra valli fiorite dove all’ulivo si abbraccia la vite“, accompagnata da echi di chitarra, è straordinariamente suggestiva. Ave Maria gode di un respiro d’archi, d’organo e di pianoforte freschissimo e la sua semplicità ne fa un capolavoro. Col brano successivo non si può non scattare sull’attenti: Maria nella bottega del falegname è destinato a rimanere uno dei brani preferiti da De Andrè, nonché un superbo capolavoro di essenzialità e arrangiamento. Le sovrapposizioni vocali e la progressione ritmica del ritornello, che spezzano la macabra tensione della strofa, sembrano uscir fuori da una ballata dei Jethro Tull e la fantasia celtica del flauto tinge ancor più di mistico questo brano. Ancora pelle d’oca con Il testamento di Tito che De Andrè riproporrà, più di un decennio dopo, con il bellissimo arrangiamento della PFM… una riflessione in chiave country sui 10 comandamenti. Chiude il disco la solenne Laudate Hominem con i cori che disegnano scansioni progressive. Uno dei dischi più belli della validissima discografia di Fabrizio De Andrè.

Credits

Label: Ricordi – 1970

Line-up: Franco Mussida (chitarra) – Franz Di Cioccio (batteria) – Giorgio Piazza (basso) – Flavio Premoli (organo) – Mauro Pagani (flauto) – Andrea Sacchi (chitarra); A cura di Roberto Dané – Arrangiamenti di Giampiero Riverberi – Orchestra e coro I musical diretti da Giampiero Riverberi – Tecnici del suono (Walter Patergnani – Ricordi, Mario Carulli – Fonorama, Plinio Chiesa – Fonit-Cetra)

Tracklist:

  1. Laudate Dominum
  2. L’infanzia di Maria
  3. Il ritorno di Giuseppe
  4. Il sogno di Maria
  5. Ave Maria
  6. Maria nella bottega di un falegname
  7. Via della Croce
  8. Tre madri
  9. Il testamento di Tito
  10. Laudate hominem

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3 commenti

  1. …la luce entrava, annoiata e sonnolenta, dal balcone del soggiorno della vecchia casa. Era un pomeriggio di una lontanissima primavera.
    Era tornato da lavoro e mi aveva chiesto se mi andava di ascoltare qualcosa di buono…
    Ora il disco girava, io stringevo la copertina fra le mani e ammiravo il bianco e nero come se fosse la sfumatura dell’intimità.
    Sulla poltrona, una vecchia poltrona azzurra, lui fumava una sigaretta maleodorante e aveva gli occhi chiusi.
    Cantava sommessamente e dondolava la testa.
    Ora lui non c’è più da tre anni, ma se penso a De Andrè mi torna in mente mio padre seduto in quella poltrona, che fumava e cantava lentamente.
    Sorrideva.
    Ringrazio te per aver parlato di faber, faber per aver cantato e mio padre…per essere stato mio padre.

  2. Con te sempre…lui…grazie alla potenza della musica. Noi saremo sempre vivi attraverso l’arte. Grazie Fratello Gentile e Grazie Gianpaolo.
    Faraway ,so close!

  3. grazie di cuore a te cris… avevo il cuore che mi batteva quando mi sono deciso a mandare ad Amalia questo brano… non è facile raccontare emozioni così forti e dipinti di note così eccelsi… mi associo al caloroso ringraziamento al grande Faber, per aver accompagnato con discreta grandezza attimi di vita, di tutti noi, che ha ragione Vlady, non possono morire…

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