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Cosa succede? Succede che la vita non è una canzone: Marvin Gaye

Da dove parte tutto? E’ la domanda che si fa chiunque, appassionato di musica, abbia un minimo di senso storico. Chi ha usato per primo quel giro di chitarra? Perché quello stacco di batteria? Quel movimento d’anca, quel sorriso ammiccante? Non tutto è nato da Elvis e questo è un fatto. Certo, lui è il Re. Ma chi sono i principi? Di nomi ce ne sono stati a centinaia, alcuni passati poi nel dimenticatoio nonostante abbiano aperto strade (penso a Lawrence Payton, a Bessy Smith, a Eddy Condon ), altri arrivati al ruolo di icone, al ruolo di star e che ancora brillano nel firmamento del rock.

Ci sono stati tanti reami, San Francisco, New York, Londra. Ma non solo questi erano i luoghi dove si faceva arte in forma di musica. C’è stata anche Detroit a cavallo fra i ’50 e i ’60. Ed è a Detroit, nella casa discografica che avrebbe poi preso il nome dalla città stessa e che avrebbe legato il suo nome a un certo tipo di sonorità, rendendole subito riconoscibili, che mosse i primi passi un uomo che sarebbe diventato un vero principe per la comunità nera del tempo, un’icona del soul e uno dei suoi più tragici figli.
Marvin Gaye è, insieme a James Brown, l’unico nome degno di nota che si ricordi ancora quando si parla di Soul, una musica che ha nelle voci femminili il suo punto di forza.
Figlio di un pastore protestante, Marvin Gaye inizia la sua carriera cantando inni sacri, per somma gioia del genitore, ed è per suo sommo dispiacere che lascerà gli inni, per andare a Detroit a inseguire il successo.
Ed è negli studi della mitica Motown, etichetta il cui nome è diventato un aggettivo, che Gaye viene a contatto con le Marvellettes, con le Supremes, con Tammi Tarrel. Dapprima come scrittore di musica, poi con alcune collaborazioni ai testi e infine con sempre più frequenti registrazioni personali, Marvin Gaye diventa la pietra di volta su cui poggia la casa discografica di Gordy, sviluppando lo stile sensuale e “gospel” che lo caratterizzerà per tutta la vita
Arrivano i primi successi e arriva anche l’amore. Si sposa con la sorella del capoccia della Motown. Molte malelingue dicono che è una mossa furba e arrivista. In effetti Gaye non spicca per correttezza, le sue scappatelle sono frequenti, i suoi scatti d’ira ancora più frequenti. Eppure sa essere un uomo dolce con la moglie e un raffinato artista e compositore in sala di registrazione. I suoi successi sono inarrestabili. La sua classe è inopinabile. Niente lo ferma. Inanella successi e scrive capitoli della storia musicale nera. Inizia a spaziare e a sperimentare. Il soul si fonde al blues e all’R’n’B, i ritmi si fanno più enfatici. Nascono le prime spore di funk.
Sul finire dei ’60, mentre la sua I Heard It Through the Grapevine scala le classifiche, grazie anche alla versione dei Creedence Clearwater Revival, si separa definitivamente dalla moglie incrinando così anche i rapporti con il cognato.

La Motown inizia ad osteggiarlo, a intralciarlo. Ciò non impedisce a Marvin Gaye di pubblicare il suo capolavoro, quel What’s Going On che sarà la colonna sonora dei movimenti per i diritti civili degli afroamericani. Un disco carico di ribellione al sistema, di angoscia, di rabbia, in cui i temi di scottante attualità si dipanano su armonie al limite della perfezione. Con quella domanda che aleggia in tutto il disco, quel What’s going on? che sembra sussurrarsi per le strade buie delle citta americane di quegli anni.
Ma non si ferma, Marvin Gaye. Non vuole fermarsi.
Subito dopo, ecco bissare il successo con Let’s get it On, in assoluto il suo lavoro più sensuale, con quelle atmosfere calde che hanno contribuito a dare a Gaye la fama di rubacuori e instancabile macchina del sesso. Un lavoro delicato e sensuale che non può mancare nella discoteca di nessun appassionato di musica.
Con questo disco però, inizia la fase calante.
Continui matrimoni. Continui divorzi. Alcool. Sesso. Depressione. Poi cocaina. Sempre più cocaina.
Non mi va di narrare la parabola discendente di un artista che non seppe adeguarsi alla sua grandezza, che non seppe resistere alle tentazioni portate da quella stessa grandezza.
Spesso ci dimentichiamo che un uomo, per quanto ricco e famoso, resta sempre un uomo. E nessun uomo può resistere quando le tentazioni hanno nomi così dolci.
All’inizio degli anni ’80, l’ultimo successo. Quel Sexual Healing che ancora si ascolta in radio. Poi la miseria della dipendenza. Torna a vivere con i genitori. Durante un litigio il padre gli spara tre colpi di pistola, uccidendolo sul colpo.
La vita di un uomo, di un artista, che sembra chiudersi con il titolo del suo maggiore successo.
Triste.
Troppo triste…What’s going on?

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Un solo commento

  1. Oh Big…secondo me sti pezzi li scrivi per me …perchè lo sai che ho sete di conoscenza…e voglia di imparare…così midai un pò di lezioni di storia della musika contemporanea, ma mi sache la strada è lunga per me…a proposito ascoltati i cd?
    vabbè grazie per quaesto spakkato di “cultura misikale”
    Sei sempre mittiko!

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