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Sorrisi in pianura: Amore@Circolo Eternit (S. Matteo della Decima – BO)

Non c’è nemmeno la nebbia. Incredibile ma vero. Nella striscia di asfalto nel mezzo della pianura padana, la mia auto non deve farsi spazio tra i soliti campi di nebbia. Ai lati della strada ce ne sono tanti, ma più o meno coltivati, lì oltre i fossi. Poche luci, poche auto, e Bologna dista una trentina di km alle mie spalle. Entrando a S. Matteo della Decima, facilmente trovo il circolo Eternit, che ha sede nell’interrato di un palazzone prefabbricato. Poco distante un bocciodromo, un canale, villette e piccoli capannoni industriali. C’è qualcosa di così semplice e buono nell’aria, tanto da essere quasi inspiegabile… e i miei sensi non sbagliano.

Sulla soglia della porta dell’Eternit vedo Guglielmo Ridolfo Gagliano al cellulare e lo sento dire: “Sì sì, tutto bene…speriamo che arrivi gente”, mentre Alessandro Fiori ci saluta cordialmente con un simpatico “Benvenuti!”, stretto nel suo cappotto.
Il luogo è familiare ed amichevole: un ritrovo di amici che sa di periferia e voglia di aggregazione, proprio dove gli spazi sono piatti ed estesi. C’è persino un biliardino tra le poltrone colorate, e un murales lungo tutta la parete che tiene la scritta “work in progress”.
Il tempo di una birra e il concerto inizia. Per la verità il locale non è pieno, ma ragazzi arrivano pian piano: presto gli applausi non si sprecheranno.
Gli Amore sono indubbiamente una super band. Gionni Dell’Orto da tempo stupisce al fianco di Marco Parente (recente la serie di esibizione con i Proiettili Buoni di Parente-Benvegnù-Franchi-Dall’Orto); Samuele Buccelli era alla batteria dei Baustelle; Guglielmo Ridolfo Gagliano è tutt’ora il chitarrista-violoncellista della band di Paolo Benvegnù; Alessandro Fiori è cantante e musicista dei Mariposa.
Si può immaginare facilmente cosa possa saltare fuori da quattro soggetti del genere, che oltre ad una bravura musicale palesemente riscontrabile in ogni loro singola esibizione live, possiedono una incommensurabile simpatia. Contagiosa.
Gli Amore aprono il sipario del loro teatrino irriverente e divertente con Un tianu in treu, pezzo presente nel loro Ep intitolato I tendaggi del primo semestre.
Dalle prime parole e dal ritmo vago si capisce subito che lo spettacolo che sta iniziando sarà assolutamente fuori dalle righe.
Tutto il concerto rimbalza su un tappeto elastico caricato a situazioni paradossali, arrangiamenti quasi caricaturali e testi scanzonati. La maggior parte dei pezzi presentati fanno parte di Tarzan contro l’IBM, il loro primo album.
La grande esperienza dei quattro musicisti, nel progetto Amore, viene incanalata a forza come un fiume tra argini di cemento armato. Inevitabilmente straripa, e travolge.
Uva passiva è il secondo pezzo del concerto, e va ad alzare il ritmo e gli angoli delle labbra del pubblico. Una chitarra rock stupisce in intermezzi elettrici e assoli veloci.
Percussioni insolite caratterizzano Pitbull, mentre la voce canta testi anomali e stranianti con musiche che saltano qua e là, in una confusione mentale che fa sorridere, ma che colpisce esplodendo in un finale che odora di Radiohead (ma più svalvolati).
Dopo Verifico, una ballata dai caratteri cupi ed introspettivi, trova spazio un gradevolissimo pezzo inedito.
Non si fanno aspettare i pezzi più conosciuti degli Amore, dove il basso di Gionni sostiene il tutto con grandiosa forza, arrampicandosi come l’uomo ragno, mentre Samuele si diverte alla batteria con ritmi insoliti e spietati: Pesci e Lapo68 fanno divertire e scuotere il culo un po’ a tutti… anche ai più restii ed ingessati.
Un incrocio tra il cantautorato e il folk più divertente va a creare il suono di Le dighe dell’Enel. E’ narrata una storia assurda in cui un cervo sogna di poter visitare le dighe utili alla produzione di energia elettrica ma il suo hobby è collezionare souvenir.
Segue Cara Madonnina in cui anche qui il delirio avanza inesorabile, accompagnato da una musica evanescente.
Il tema religioso insiste in Ciao Dio, in cui l’irriverenza si mescola alla critica e alla satira. Gli Amore stravolgono così i più facili luoghi comuni della nostro bel paese dalle tante lingue e tradizioni dove tutti sappiamo esserci una sola fede da Lampedusa fino a Belluno: Padre Pio.
“Sono posseduto da Padre Pio” canta Alessandro Fiori, con fare sofferto.
Il pezzo successivo narra la triste storia di un bambino, ucciso dal cavallino bianco di una giostra: un vero e proprio dramma familiare e sociale a cui rivolgere preghiere e riflessione. Sono Valerio e Michele dei Mariposa (presenti in sala) a scoppiare per primi in fragorose risate, ma subito vengono appuntati come indelicati e insensibili dal cantante Alessandro Fiori.
Altri pezzi inediti impressionano il pubblico, prima di scuoterlo completamente con la veloce Susy del far-west. Un rock’n’roll sfrenato incendia l’Eternit di S.Matteo della Decima preannunciando la parola fine alla serata, ma continuando a stupire fino all’ultimo con le veloci dita di Guglielmo sulla sua viola.
Saranno Porco Diaz e Riga gli sportelli a chiudere le danze. Il primo dei pezzi è una spassosa ballata a due voci che narra le tristi ma famose vicende del G8 di Genova, in particolare l’irruzione delle forze dell’ordine all’interno della scuola Diaz. Gionni Dall’Orto stupisce e diverte cantando e “caricaturando” la figura del poliziotto sicuro di sè, tronfio del suo potere. Il secondo ed ultimo pezzo strappa gli ultimi applausi e i tantissimi sorrisi della serata. In questa canzone si racchiude il senso di tutto il lavoro degli Amore, che si può definire tale (lavoro) solo per la loro grandiosa bravura musicale, ma non per l’attitudine del gruppo che è, invece, stupendamente naturale e non costruita. Un dono raro, e allo stesso tempo un regalo prezioso.
Ricordatevi queste parole cantate e musicate dagli Amore: Se ti senti triste vai al concerto degli Amor”.

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