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Technicolor Dreams – A Toys Orchestra

“Invisible / I wish I was invisible / And feign to be the wind / … and slam the doors / Whenever you stay home alone / And blow away / The farewell letters / Cause I can’t believe!”.
Dolce come una sfida all’amore pulito, alla conquista in recupero. Dolce. Così i sogni variopinti fanno musica per la danza della ballerina spiata dal soldatino di piombo. Così comincia la tenerezza che scivola sui tasti del piano del tempo, fino all’intermezzo elettronico dalla cadenza che ruba alito al silenzio, fino all’esplosione dei battiti irregolari dell’attesa… I can’t believe!… / but I’m triyng / And I don’t mind where and why / … I’m triyng”.
Atmosfere oltre le coordinate della realtà, rarefatte, eppure imponenti e discrete. Una manciata di minuti e le porte in Technicolor Dreams sono spalancate. Invisible sussurra la mano di Dustin O’Halloran dei Devics.
La band campana si avvale di magia alla produzione artistica e il connubio non poteva che far sussultare le corde dei desideri nascosti e dei segreti raccolti nei nidi del cuore. A Toys Orchestra ovvero il tocco dell’equilibrio delle parti, la leggerezza di un rincorrersi tra voce al maschile e al femminile… a tratti, a intermittenze a basse frequenze, l’eleganza della scrittura sobria e sinuosa, la classe della gentilezza sonora. Classicismo della composizione e aperture al fascino del moderno… piano, assoluto… divagazioni sintetiche di gusto… rock ispirato ai giochi di semplicità dei Beatles (e derivazioni Lennon/McCartney) e alle venature delle moderne giostre psichedeliche svezzate dalle lezioni dei Pink Floyd.
Il gioco dei referenti poi si arresta, schiacciato dall’avanguardia della perfezione possibile e votata alla fruizione senza delimitazioni di confine.
Technicolor Dreams suona la lingua dell’anima, delle filastrocche, dei giochi di legno e della poesia degli uccelli reiterata in un loop da ninnananna.
Altalene di ritmo in Cornice dance fino alla delirante e incalzante chiusa; delicata e lieve Mrs. Macabrette; inno alla meraviglia in Letter to myself
“I write a letter to myself / Down down down down down down down down down / Down to the bottom / Quiet all around / Stars became fireflies / Heartbeat slows down / …and my name will be just a sound”.
Panic Attack #3 scivola dolce come l’abbandono del corpo, dei sensi e del pensiero al sonno… al sogno mentre un tic tac sfuma tra le stelle della notte.

Credits

Label: Urtovox – 2007

Line-up: Enzo Moretto (voce, chitarre, piano, synth) – Ilaria D’Angelis (voce, synth, piano, chitarra, basso) – Raffaele Benevento (basso, chitarre) – Fausto Ferrara (pianoforte, synth, elettronica) – Andrea Perillo (batteria)

Tracklist:

  1. Invisible
  2. Cornice Dance
  3. Mrs. Macabrette
  4. Letter To Myself
  5. Ease Off The Bit
  6. Powder On The Words
  7. Amnesy International
  8. Santa Barbara
  9. Bug Embrace
  10. Danish Cookie Blue Box
  11. Technicolor Dream
  12. Be 4 I Walk Away
  13. Panic Attack #3

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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Un solo commento

  1. Delicate parole per i migliori sogni variopinti del 2007. Recensione liricamente equilibrata! Perfetta!

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