Qual è l’elemento discriminante per valutare se una band ha passato o meno l’agognato esame della maturità o quanto meno d’ingresso nel variegato mondo del rock? Beh, i fattori possono essere svariati… gusto, tecnica, una buona produzione, l’impatto live, un mix tra tutte queste cose senz’altro, ma a volte ciò di cui vai alla ricerca nel rock sono le sfumature, niente di così trascendente: quel profumo di sala prove, di idee buttate lì un po’ per istinto ed altrettanto istintivamente levigate e smussate fino a farle diventare canzoni, pezzi di umore e sensazioni fatte suono, di adrenalina sparata a mille sulle nostre solite esistenziali domande dopo l’ennesima giornata di lavoro in ufficio, su che posto avrà mai la musica nella nostra vita… per così dire di quell’essenza somatica e viscerale della musica, che spesso invece è messa in secondo piano quando l’arte si traveste da commercio. E questa la sensazione che mi ha dato ascoltare Nothing SeemsWhat It Is, EP autoprodotto dei bolognesi Magicbabyet, band che propone un indie alternative rock dalle tinte varie, ma soprattutto suonato con intenso trasporto e viscerale feeling tra i musicisti. Il suono mixato e baciato in fronte dal signor Francesco Donadello (mitico batterista dei Giardini di Mirò) mostra già un suo carattere ed una sua compiutezza e le composizioni sanno convincere per un certo equilibrio tra parti vocali e strumentali. La voce di Francesca, nel registro della prima PJ Harvey, sa integrarsi con una certa attitudine nelle trame musicali dei brani, ora nervosa ora suadente, così come la sua chitarra a disegnare linee melodiche nel rumore aperte e ariose (come in Mirror, in un assolo diremmo quasi di Verlainiana devozione). Più volte le soluzioni strumentali si orientano alla dissonanza, merito di un sound volutamente ruvido e asciutto. Così è nella già citata Mirror, che si addentra in territori scarni, aridi e ferraginosi dove la melodia di Francesca sembra solo il presagio di un dolce riflesso di luce immaginato. Uh! è un garage rock incattivito tra i Pixies e la Pj Harvey di Rid of Me, mentre lo strumentale di chiusura, The Day Eugene Saw the Eagle on the Screen, che fa venire alla mente addirittura i Sonic Youth, scorre che è una meraviglia, sempre conteso tra fasi melodiche aperte e distorsioni. Quattro brani, un EP d’esordio sincero per una band che, sia nella dimensione live che in studio, sembra avere davvero tutte le carte in regola per fare strada. Qualche angolo da smussare forse c’è ancora ma, se l’intento in fondo è preservare l’anima primigenia e a volte polverosa dell’ispirazione musicale, forse l’obbiettivo principale è più che raggiunto.
Credits
Label: Autoproduzione – 2007
Line-up: Francesca (vocals, guitars) – Michele (drums) – Mariano (bass)
Tracklist:
- Hi man
- Mirror
- Uh!
- The day Eugene saw the eagle on the screen
Links:Sito Ufficiale,MySpace
Grande Lost Writer! Grande sognatore, Grande gusto musicale! Lieto sempre di averti conosciuto di persona!
Delicato e competente, come sempre.