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Siamo tutti “casalinghe”: In Rainbows – Radiohead

Dal 10 ottobre 2007 qualcuno sta provando a stracciare il velo di Maya che ci ha appannato l’anima.
L’uscita di In Rainbows dei Radiohead è già storia. Al di là dell’evento mediatico, dell’album senza etichetta scaricabile in donation-ware (senza prezzo ma con una donazione, e dopo due giorni 1.200.000 di download!) c’è il flusso di coscienza della nostra società decadente. Riflessioni sull’estremo individualismo del sentire moderno che tutto investe e svuota con la grande onda del nulla, anche l’intoccabile: l’amore. Vengono giustapposti il piano dell’alienazione dell’individuo odierno, sfruttando la metafora delle “mogli lobotomizzate” del romanzo horror-fantascientifico Stepford Wives di Ira Levin del 1972, e quello dello stato anestetico raggiunto nella microstoria dei partners di amori morenti.

Oggi stiamo azzerando l’amore verso la vita e questo sta investendo le nostre sfere intime di rapporti a due che stentano sempre più a decollare.
Ci troviamo al 15 Step dal burrone e non ce ne accorgiamo. L’alienazione ci ha fatto diventare degli ultracorpi, dei Bodysnatchers, sterili anonime vite di estese periferie suburbane, dove ognuno di noi è un involucro casalingo che vive soggetto a flebo invisibili di insensibile vita. Tutte le fasi della morte di un amore sono ripercorsi con i suoni dei Radiohead di un tempo (quelli di The Bends e Ok Computer). Ecco il tradimento dalla parte di chi lo subisce in Nude, il non sentirsi più amato in All I need: “i am all the days that you choose to ignore/you are all i need/you’re all i need/i’m in the middle of your picture lying in the reeds…”, la necessità di una pausa di riflessione in Reckoner, il desiderio di lasciare l’altro in Faust Arp, quindi l’arrivo dell’insensibilità con i rapporti occasionali e gli scambi di coppia in House Of Cards e Jigsaw Falling Into Place, per giungere al dolore dei ricordi intrappolati su quello che resta di un Videotape.
Tutto era stato già anticipato nei live del 2006 come sono soliti fare, alla maniera dei Pink Floyd, oppure in Weird Fishes/Arpeggi nella soundtrack del film A Scanner Darkly. Solo una musica capace di fondere un secolo di quest’arte poteva fare da colonna sonora a questo lutto che stiamo vivendo: il drum’n ‘bass, il dream-pop, le aperture sinfoniche alla Mahler, le chitarre sghembe tra psichedelica e post-rock, i cori e gli archi intinti di elettronica da avanguardia… tutto in nome della sinestesia come salvezza dalla contaminazione della spersonalizzazione.
Il concept delle casalinghe alienate, delle Xendless Xurbia è diventato immagini grafiche dall’intenso sapore Graphic Gallery. Il primo bambino clonato Kid A è cresciuto ed è diventato la gynoide (androide donna di Levin) sempre più in direzione down. Un progetto di questa portata mi fa venire in mente solo un’altra pietra miliare del rock: The Wall.
Per non dimenticare le lezioni di profeti come Orwell, Bradbury ed i fratelli Wachowsky. Un album che traspira il suo tempo nella musica e nei testi estrinsecando al massimo i fondamenti dell’arte concettuale. L’atmosfera del nostro mondo è questa, vedi i concepts dietro gli ultimi album di artisti come Subsonica e Marlene Kuntz. La salvezza, il ritrovarsi simbioticamente con l’altro è la rivoluzione e tutto sarà ancora possibile ascoltando e volando In Rainbows.

Credits

Label: www.radiohead.com – 2007

Line-up: Thom Yorke (voce principale, chitarra ritmica, tastiere, programmi, batteria) – Jonny Greenwood (organo, chitarra principale, tastiere, sintetizzatore, elettronica, arrangiamenti degli archi) – Ed O’Brien (chitarra, voce armonica, cori) – Colin Greenwood (basso) – Phil Selway (batteria, percussioni, cori)

Tracklist:

  1. 15 Step
  2. Bodysnatchers
  3. Nude
  4. Weird Fishes/Arpeggi
  5. All I Need
  6. Faust Arp
  7. Reckoner
  8. House Of Cards
  9. Jigsaw Falling Into Place
  10. Videotape

Links:Sito Ufficiale,Il blog

All I need – You Tube – Live @ Amsterdam 2006

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3 commenti

  1. Hai usato parole talmente perfette che ricreano il senso esatto, e che stupirebbero loro stessi.
    Complimenti.
    Lucy

  2. Complimenti, Vlady

  3. Ottimo Lavoro Maestro.

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